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Il caso

Facebook, maxi-furto nel dark web: in vendita i dati di 1,2 miliardi di utenti

La fuga di informazioni è avvenuta tramite scraping, che permette di estrare informazioni da una piattaforma online

Facebook, maxi-furto nel dark web: in vendita i dati di 1,2 miliardi di utenti

Un colpo potenzialmente epocale per la sicurezza dei dati online. Secondo quanto scoperto dal sito di debunking Cybernews, i dati personali di 1,2 miliardi di utenti Facebook sarebbero finiti in vendita su un noto forum del dark web. Se confermato, si tratterebbe di uno dei furti di dati più imponenti della storia del social network di Mark Zuckerberg.

La presunta fuga di informazioni è avvenuta tramite scraping, tecnica che permette di estrarre dati in modo illecito da una piattaforma online. L’autore del post ha messo in vendita un gigantesco database e, per dimostrarne l’autenticità, ha pubblicato un campione di 100.000 profili contenenti nomi, date di nascita, indirizzi email e numeri di telefono.

Gli esperti di Cybernews hanno verificato parte del materiale e confermano: i dati sembrano reali. Ma restano prudenti: il profilo che ha pubblicato il database ha all’attivo solo un altro post, dettaglio che solleva più di un sospetto sull’affidabilità della fonte.

Secondo quanto dichiarato dallo stesso hacker, il bottino è stato ottenuto sfruttando una delle API (Application Programming Interface) di Facebook, ossia quei canali che permettono ai software di comunicare tra loro. Strumenti essenziali per far funzionare le piattaforme social, ma anche potenziali varchi per incursioni informatiche. Tecniche simili sono state già utilizzate quest’anno per colpire colossi come OpenAI e Shopify.

I rischi per gli utenti sono concreti e potenzialmente devastanti: con questi dati è possibile lanciare campagne di phishing, truffe, furti di identità e altre violazioni della privacy su larga scala.

Contattata da Cybernews, Meta ha minimizzato. L’azienda ha risposto con una nota e il link a un post pubblicato circa quattro anni fa dal titolo “Come combattiamo lo scraping”. “Non si tratta di una nuova richiesta. Lo abbiamo reso noto anni fa e da allora abbiamo preso provvedimenti per impedirne la ripetizione”, ha spiegato il colosso dei social.

Ma il mistero resta. I dati messi in vendita sono davvero frutto di un vecchio attacco o si tratta di un nuovo maxi-furto camuffato da riciclo? Mentre i dubbi aumentano, gli utenti si trovano ancora una volta esposti a un rischio invisibile e insidioso. E la fiducia nella protezione dei propri dati sui social network vacilla ancora.

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