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SALUTE
28 Maggio 2025 - 21:45
Secondo studi recenti, la frequenza e il tempismo della fase REM potrebbero svolgere un ruolo decisivo nella prevenzione del morbo di Alzheimer. Anche se il legame tra sogni e protezione contro la malattia può sembrare insolito, la scienza lo conferma. Una ricerca condotta da università statunitensi e cinesi, pubblicata sulla rivista Alzheimer’s & Dementia, suggerisce che i sogni, che si verificano durante la fase REM del sonno, possono agire come una sorta di scudo protettivo contro l’insorgenza e lo sviluppo dell’Alzheimer.
Quando l’ingresso nella fase REM è ritardato, la capacità di consolidare i ricordi si riduce e la regolazione delle emozioni ne risente. Durante questa fase, infatti, il battito cardiaco e la pressione sanguigna variano, gli occhi si muovono rapidamente e il cervello trasforma i ricordi a breve termine in memorie durature. Un ritardo o una riduzione di questa fase comportano un aumento del cortisolo, l’ormone dello stress, che può danneggiare l’ippocampo, la regione cerebrale fondamentale per la memoria, come spiega il professor Yue Leng, docente di Psichiatria presso l’Università di San Francisco.
Non è la prima volta che la qualità del sonno viene collegata al rischio di Alzheimer: studi precedenti avevano già evidenziato come la carenza di sonno possa favorire la comparsa della malattia. Nella ricerca più recente, i partecipanti sono stati divisi in due gruppi: chi raggiungeva rapidamente la fase REM, in media entro 98 minuti dall’addormentamento, e chi invece impiegava molto più tempo, circa 193 minuti.
Chi entrava più tardi nella fase REM mostrava livelli più alti di proteina tau, uno dei principali marcatori dell’Alzheimer, e una significativa riduzione del Bdnf, un fattore neurotrofico essenziale per la salute dei neuroni e spesso diminuito nei soggetti affetti dalla malattia. Questi risultati confermano che sognare non è un fenomeno casuale, ma un processo fondamentale per la salute mentale e la prevenzione del declino cognitivo. Curare il sonno e favorire una fase REM regolare potrebbe quindi rappresentare una strategia efficace per proteggere il cervello dall’Alzheimer.
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