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Benessere

Sempre connessi, mai davvero in vacanza: ecco il fenomeno "out of office anxiety"

Il disagio che si manifesta in grado di trasformare il bisogno naturale di riposo in una fonte di stress

Sempre connessi, mai davvero in vacanza: ecco il fenomeno "out of office anxiety"

Quando arriva il momento tanto atteso delle ferie, quanti riescono veramente a lasciare il lavoro alle spalle e a godersi il riposo? La risposta è sconcertante: pochissimi. Per mesi pianifichiamo la pausa estiva come una via di fuga da riunioni, scadenze e colleghi opprimenti. Ma poi, una volta lontani dalla scrivania, i pensieri tornano a concentrarsi sul lavoro, alimentando ansia e senso di colpa. In realtà, non sappiamo più come disconnetterci: la mente resta intrappolata in un circolo vizioso, incapace di abbandonare la “modalità lavoro”.

Questa condizione ha un nome: out of office anxiety, l’ansia da assenza dal lavoro. È quel disagio che si manifesta non appena decidiamo di mettere in pausa la nostra attività professionale, trasformando il bisogno naturale di riposo in una fonte di stress. Anche durante la vacanza, il telefono rimane acceso, le email vengono controllate, le notifiche inseguite con una frenesia che impedisce di assaporare la calma e la lentezza dei giorni di pausa.

Uno studio dell’istituto Censuswide per CamperDays conferma la portata del fenomeno: il 68% degli intervistati sente l’esigenza di restare aggiornato durante le giornate offline, mentre un preoccupante 21% controlla regolarmente email, chiamate e messaggi anche in vacanza. Tra i più difficili a staccare ci sono i lavoratori tra i 45 e i 54 anni, ma anche i più giovani della Generazione Z non scherzano: il 73% di loro si sente obbligato a seguire il flusso delle comunicazioni lavorative ovunque si trovi.

A farne le spese è il benessere mentale, sacrificato sull’altare della produttività e della performance continua. Siamo immersi in una frenesia che ci lascia in difetto se proviamo a rallentare. Famiglia, amici, tempo libero e attività fisica passano in secondo piano, mentre l’ansia di non essere sempre reperibili diventa la regola. La ricerca evidenzia che il 38% degli Zoomer, il 40% della Generazione X e addirittura il 47% dei Millennials faticano a prendersi una vera pausa dal lavoro, mentre gli over 45 sembrano meno tormentati da questo malessere.

Il disagio di stare lontani dal lavoro racconta molto della società contemporanea: un’epoca in cui il contatto umano è ridotto, la salute mentale dimenticata, e l’immagine di sé come “persona di successo” si costruisce attraverso un’agenda fitta e una casella email sempre piena. Ma a che prezzo? In questa corsa senza respiro, rischiamo di restare soli e svuotati.

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