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ECONOMIA & INFO UTILI
02 Giugno 2025 - 13:00
Ogni anno, tra modelli e scadenze, arriva puntuale l’appuntamento con il fisco. Dichiarare i propri redditi non è solo un obbligo burocratico: è una tappa fondamentale per rimanere in regola con il Fisco. E se si salta questo passaggio? Le conseguenze non sono da prendere alla leggera.
Quando e come va presentata
Chi deve compilare il modello 730/2025 ha tempo fino al 30 settembre 2025, mentre chi sceglie il modello Redditi PF ha a disposizione fino al 31 ottobre. Ci si può rivolgere a un Caf, a un commercialista, oppure compilare tutto online in autonomia. Per chi risiede all’estero valgono le stesse scadenze, con la possibilità di spedire i documenti anche via raccomandata.
Omessa o solo in ritardo?
La dichiarazione si considera “omessa” se non viene inviata entro 90 giorni dalla scadenza ufficiale. Questo significa che chi non presenta nulla entro il 29 gennaio 2026 è fuori tempo massimo, anche se invia i documenti il giorno dopo. Se invece si rientra ancora nei 90 giorni, la dichiarazione viene considerata “tardiva” e si può rimediare pagando una sanzione ridotta, partendo da 250 euro.
Cosa si rischia
Le sanzioni variano a seconda della situazione. Se si devono delle imposte non dichiarate, la multa può arrivare fino al 120% delle somme non versate (con un minimo di 250 euro). Se invece non c’è nulla da pagare, ma si è comunque omesso l’invio, la sanzione può andare da 250 a 1.000 euro, raddoppiando in presenza di obblighi contabili. Ma c’è di più: se l’evasione supera i 50.000 euro per singola dichiarazione omessa, si rischia anche il penale. In quel caso, il reato si configura trascorsi i 90 giorni dalla scadenza, ma può essere “cancellato” se si salda il dovuto prima dell’inizio del processo. Chi si accorge dell’errore può avvalersi del cosiddetto “ravvedimento operoso”: un sistema che permette di mettersi in regola pagando le tasse dovute con sanzioni ridotte. Attenzione, però: è valido solo se non sono ancora trascorsi i famosi 90 giorni. Esiste anche la possibilità di correggere una dichiarazione già inviata attraverso il modello integrativo, se ci si accorge di un errore o di un’omissione.
Controlli e sorprese a distanza di anni
L’Agenzia delle Entrate può impiegare anni per effettuare controlli. Le prime notifiche potrebbero arrivare anche dopo 5 o 7 anni. Questo significa che chi non riceve comunicazioni immediate non può considerarsi al sicuro: le verifiche fiscali hanno tempi lunghi e memoria lunga. In sintesi, anche un semplice “dimenticanza” può trasformarsi in un problema serio. Meglio tenere d’occhio le scadenze e, in caso di dubbio, chiedere aiuto a un esperto.
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