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Le Baleari licenziano gli influencer: troppo successo, troppi turisti

La campagna di promozione ha funzionato così bene da danneggiare le stesse spiagge che voleva valorizzare

Le Baleari licenziano gli influencer: troppo successo, troppi turisti

È una di quelle storie che sembrano uno scherzo, ma non lo è. Gli influencer ingaggiati dal governo delle Baleari per promuovere il turismo sono stati licenziati. Non per scarso rendimento, ma per l’opposto: hanno fatto troppo bene il loro lavoro. Le immagini perfette, i tramonti mozzafiato e i reel patinati hanno attirato frotte di turisti anche nei luoghi un tempo nascosti, trasformando angoli incontaminati in destinazioni sovraffollate.

L’obiettivo era chiaro: alleggerire le spiagge più famose di Maiorca e Ibiza e distribuire i visitatori in aree meno conosciute. Ma il piano ha avuto un effetto collaterale clamoroso: i piccoli paradisi suggeriti dai post sponsorizzati sono stati travolti da migliaia di persone, spesso in zone non attrezzate per reggere quel carico.

È il caso emblematico di Caló des Moro, spiaggia in grado di accogliere circa 100 persone e che oggi ne riceve fino a 4000 al giorno, insieme a 1200 auto. Il comune si trova a gestire un problema ambientale e logistico esploso in pochi mesi. Il punto panoramico di Es Vedrà, a Ibiza, è stato addirittura chiuso dopo l’invasione di turisti e feste improvvisate. A Cala d’Hort, gli abitanti hanno sbarrato l’accesso. A Caló des Moro, nel giugno 2024, centinaia di attivisti hanno occupato la spiaggia chiedendo ai bagnanti di andarsene: “Ocupem les nostres platges”, recitava lo striscione.

La vicenda è lo specchio perfetto dell’overtourism spinto dai social. La bellezza non viene più cercata, ma confermata da ciò che si è visto online. Ci si reca nei posti “da reel”, si fotografa la posa giusta nel punto giusto. E se c’è troppa gente, o se il cielo è coperto, scatta la delusione. La vacanza non è più esperienza, ma replica visiva di un modello visto in loop. Si viaggia per imitazione, e la scoperta perde ogni spontaneità.

Una volta si sfogliavano le guide in libreria. Oggi si fa scroll su TikTok, si salvano video che promettono “posti segreti che nessuno conosce”, anche se li hanno già visti in milioni. Ma se anche il paradiso diventa virale, smette di esserlo. E a quel punto non resta che cercarne un altro. Più nascosto, più autentico. Fino al prossimo post.

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