Cerca

Commercio

Terre rare: l’Italia ne è ricca, ma non le sfrutta

Minerali strategici in Piemonte, Sardegna e Campania. Intanto Cina e conflitti globali dettano le regole del mercato

Terre rare: l’Italia ne è ricca, ma non le sfrutta

Cava di pietra in Val di Susa

Batterie, microchip, pannelli solari: la tecnologia che usiamo ogni giorno ha bisogno di terre rare, un gruppo di elementi chimici diventati il nuovo oro del XXI secolo. E mentre la Cina detiene il controllo della quasi totalità della produzione globale, anche l’Italia nasconde nei suoi territori giacimenti preziosi. Il problema? Restano inutilizzati.

Nel cuore del dibattito geopolitico e industriale, le terre rare sono oggi una risorsa contesa anche nei conflitti internazionali, come quello in Ucraina. E coinvolgono attori globali, dagli Stati Uniti a Donald Trump. Ma nel nostro Paese, il potenziale estrattivo è bloccato da vincoli ambientali, burocrazia e mancanza di investimenti.

Dove sono le terre rare italiane

Secondo l’ISPRA, l’Italia vanta una mappa ricca di minerali strategici. A Punta Corna, in Piemonte, ci sono depositi di cobalto, un metallo cruciale per le batterie ricaricabili. In Liguria, nel Parco del Beigua, si trova un vasto giacimento di titanio, ma lo status di area protetta UNESCO ne impedisce lo sfruttamento. Tra Bracciano e i Campi Flegrei, nel Lazio e in Campania, si trovano riserve di litio, sempre più richiesto dall’industria tecnologica.

Anche lo zinco, estratto fino agli anni ’80 a Gorno, in provincia di Bergamo, potrebbe tornare d’attualità, così come altri minerali ancora presenti in varie zone della Penisola:

  • Manganese: Liguria e Toscana

  • Tungsteno: Calabria, Sardegna, Alpi centro-orientali

  • Bauxite: Sardegna

  • Fluorite: Silius (Cagliari)

  • Grafite: Torino, Savona, Sila calabrese

Il paradosso italiano

Nonostante questa ricchezza mineraria, l’Italia non estrae terre rare su scala industriale. L’intera filiera dipende dalle importazioni estere, in particolare dalla Cina. Le richieste di apertura di nuove miniere si scontrano con resistenze locali, opposizione ambientalista e lentezze burocratiche. Eppure, proprio l’Unione Europea sta cercando di ridurre la dipendenza dall’estero, incentivando la produzione interna.

Un piccolo segnale di svolta arriva da Silius, in Sardegna, dove è stata autorizzata l’estrazione di oltre 3 milioni di tonnellate di fluorite, materiale essenziale per le batterie al litio. Ma per competere davvero nel mercato globale, serve una strategia nazionale chiara, capace di conciliare tutela ambientale e rilancio industriale.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.