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Innovazione
04 Giugno 2025 - 23:08
Una nuova indagine condotta dall’Arpa Valle d’Aosta in collaborazione con il Parco Naturale Mont Avic e l’Università La Sapienza di Roma punta a quantificare l’esposizione alle radiazioni ultraviolette (UV) in ambiente montano. L’obiettivo è monitorare, attraverso dispositivi elettronici portatili, la quantità di radiazione solare ricevuta da chi lavora all’aperto ad alta quota.
Lo studio, denominato “UV-Watch”, sarà attivo durante i mesi di giugno e luglio 2025, i periodi in cui l’irraggiamento UV raggiunge i valori massimi. I protagonisti della ricerca saranno guardaparco e operatori stagionali che indosseranno dosimetri elettronici simili a orologi da polso, in grado di registrare in tempo reale l’intensità delle radiazioni UV a cui sono sottoposti nel corso delle loro attività quotidiane.
Come spiega Henri Diémoz, ricercatore di Arpa Valle d’Aosta, “non disponiamo di indicatori biologici diretti per misurare la radiazione UV che penetra nel corpo umano, pertanto è indispensabile utilizzare strumenti specifici. In montagna, infatti, l’esposizione è più elevata rispetto alle zone costiere, a causa della minore spessore dell’atmosfera, dell’aria più limpida e della riflessione della neve che amplifica l’irraggiamento.”
Il progetto vuole determinare con precisione quanta radiazione UV riceve una persona in un contesto montano. Pur avendo effetti benefici come la stimolazione della vitamina D, l’eccessiva esposizione ai raggi UV può rappresentare un rischio, aumentando la probabilità di tumori cutanei e disturbi oculari.
Il presidente del Parco Mont Avic, Davide Bolognini, sottolinea l’importanza di abbinare alla ricerca scientifica un’adeguata comunicazione: “Fin dal mio insediamento nel 2018, abbiamo lavorato per diffondere i risultati delle nostre attività, rendendoli accessibili e utili alla comunità.”
L’Arpa Valle d’Aosta ha già una consolidata esperienza nel campo: dal 2004 utilizza strumenti riconosciuti a livello internazionale per il monitoraggio della radiazione UV. Tra il 2007 e il 2015 è stata realizzata una campagna simile coinvolgendo sciatori e maestri di sci nelle aree di La Thuile e Cervino. I dati ottenuti, giudicati innovativi e scientificamente validi, sono stati integrati nei rapporti ONU sull’impatto dei cambiamenti climatici su ozono e radiazioni UV.
L’analisi ha evidenziato un incremento medio del 5% nella radiazione UV ogni decade, con punte più elevate in primavera ed estate, presumibilmente legate a variazioni della copertura nuvolosa e al mutamento climatico.
In concomitanza con “UV-Watch”, dal 2025 Arpa Valle d’Aosta ha avviato anche il progetto “Cosa canta?”, che utilizza registratori acustici per studiare la biodiversità animale e il rapporto tra fauna, ambiente e percezione sonora umana. Questa iniziativa fa parte del programma “Agile Arvier: La cultura del cambiamento”, finanziato con fondi PNRR.
Sono stati installati tre registratori: due a Torgnon (in un pascolo abbandonato e in un bosco di larici) e uno ad Arvier, immerso in un bosco di abeti. Questi dispositivi raccolgono suoni naturali senza la necessità della presenza umana continua, permettendo un monitoraggio passivo.
Sofia Koliopoulos, ricercatrice Arpa VdA, spiega: “L’obiettivo è analizzare come la fauna interagisce con le condizioni ambientali e come gli esseri umani percepiscono i paesaggi sonori naturali.”
Le registrazioni saranno impiegate per studiare la fenologia del canto degli uccelli e il legame con i fattori ambientali. Inoltre, si effettueranno misurazioni fonometriche per valutare i livelli di rumore e calcolare parametri ecoacustici.
Il progetto include anche la sperimentazione di passeggiate sonore durante le quali i partecipanti, tramite questionari, condivideranno le proprie impressioni sui paesaggi sonori, contribuendo a testare la metodologia di ricerca.
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