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Tumori e dolore cronico debilitante: un problema che affligge metà dei pazienti

Al congresso SIAARTI si sottolinea l'importanza degli oppioidi per migliorare la qualità della vita dei pazienti

Tumori e dolore cronico debilitante: un problema che affligge metà dei pazienti

Immagine di repertorio

Il dolore cronico colpisce circa il 50% dei pazienti con cancro, persiste in ogni fase della malattia e, spesso, anche oltre la guarigione. A questo si aggiungono gli episodi di dolore acuto, i cosiddetti breakthrough cancer pain (BTCP), che si manifestano in modo rapido e inaspettato, a volte anche più volte al giorno. Questi episodi non solo minano il benessere fisico, ma hanno anche un forte impatto psicologico ed emotivo sui pazienti. A parlarne sono stati gli esperti che hanno partecipato al simposio "Terapia del dolore: novità e sicurezza", organizzato dall'Istituto Gentili nell'ambito del XXIV Congresso dell'Area Culturale Dolore e Cure Palliative (Acd) della SIAARTI, a Bari.

"Il dolore nei pazienti oncologici può derivare sia dalla malattia che dai trattamenti stessi", spiega Silvia Natoli, responsabile dell'Acd di SIAARTI e co-responsabile scientifica del congresso. "Le conseguenze sono devastanti: il dolore influisce sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e può peggiorare la salute psicologica. È un fattore che compromette anche l’aderenza alle terapie, e per questo motivo la terapia del dolore è essenziale per i pazienti oncologici, non solo nelle fasi terminali, ma anche durante il trattamento".

La soluzione a questo problema è rappresentata dall’uso degli oppioidi, farmaci di prima linea per il trattamento del dolore oncologico. Il Fentanyl, in particolare, si distingue per la sua azione rapida e potente, ed è particolarmente utile nei momenti di dolore severo, che possono compromettere le attività quotidiane del paziente. "Se utilizzato correttamente e sotto la supervisione di esperti, il Fentanyl è sicuro", sottolinea la Natoli. "L’utilizzo appropriato degli oppioidi non deve destare preoccupazioni nei pazienti, soprattutto quando il trattamento è personalizzato e controllato".

Secondo le linee guida delle principali società scientifiche nazionali e internazionali, gli oppioidi sono considerati una strategia terapeutica fondamentale per il trattamento del dolore, quando questo diventa insopportabile e non più gestibile dal corpo. Il Fentanyl, in particolare, è stato incluso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nella lista dei farmaci essenziali per il trattamento del dolore nei pazienti oncologici.

"In molti casi, il dolore è la componente invalidante del tumore", afferma Vittorio Guardamagna, direttore del reparto Cure Palliative e Terapia del Dolore presso l'Istituto Europeo di Oncologia di Milano. "Pazienti che non riescono a controllarlo tendono a interrompere la terapia, con il rischio di compromettere l’efficacia dei trattamenti oncologici come chemioterapia o radioterapia. Curare il dolore non solo migliora la qualità della vita, ma aumenta anche le probabilità di successo delle terapie antitumorali". Guardamagna sottolinea inoltre che "gli attacchi di dolore improvvisi necessitano di farmaci analgesici rapidi e potenti, come il Fentanyl, che il paziente può somministrare tramite spray nasale o pastiglie sublinguali, per alleviare rapidamente il dolore e riprendere il controllo della sua vita quotidiana".

Il futuro della terapia del dolore in oncologia sembra promettente, grazie ai progressi della ricerca. "Gli sviluppi tecnologici ci permetteranno di avere in futuro soluzioni terapeutiche ancora più sicure, con dispositivi di somministrazione avanzati per il Fentanyl che ridurranno al minimo il rischio di sovradosaggio e abuso", afferma Guardamagna. "Questa innovazione aiuterà a sensibilizzare i pazienti e l’opinione pubblica sull’importanza e sulla sicurezza degli oppioidi nel trattamento del dolore, una risorsa indispensabile per chi vive l’esperienza del cancro".

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