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Scienza
08 Giugno 2025 - 08:10
Foto di repertorio buco nero
Mentre il Large Hadron Collider ha dato prova del suo valore scientifico scoprendo il bosone di Higgs, la materia oscura resta ancora un enigma. E forse non verrà risolto da un acceleratore costruito dall'uomo, ma da uno celato nell'universo: il buco nero supermassiccio.
Lo suggerisce un’ipotesi avanzata da due ricercatori delle università di Oxford e della Johns Hopkins, secondo cui i giganteschi buchi neri al centro delle galassie potrebbero fungere da acceleratori di particelle cosmici. Sfruttando la loro enorme energia, generata dalla rapida rotazione e dalla materia in caduta nel disco di accrescimento, questi mostri celesti potrebbero innescare collisioni ad altissima energia, ben oltre quelle ottenibili con le tecnologie attuali.
Joseph Silk, astrofisico coinvolto nello studio, ha spiegato che mentre si pianifica il Future Circular Collider da 91 chilometri – la prossima generazione di acceleratori da 30 miliardi di dollari – la natura potrebbe offrirci un’alternativa gratuita e già attiva. Secondo i calcoli degli autori, i getti di plasma emessi dai poli dei buchi neri potrebbero raccogliere energia sufficiente a produrre particelle esotiche, potenzialmente rivelatrici della materia oscura.
Questi segnali, emessi a distanze cosmiche, potrebbero essere intercettati da osservatori come IceCube al Polo Sud o il telescopio sottomarino KM3NeT nel Mediterraneo. Le particelle così generate potrebbero avere energie superiori a quelle prodotte anche dai futuri acceleratori terrestri, e presentarsi come anomalie nei dati rilevati.
Se la teoria trovasse conferma, si aprirebbe una nuova stagione per la fisica delle particelle, senza attendere i tempi lunghi dei colossi tecnologici.
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