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Arte
11 Giugno 2025 - 21:45
Il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli in visita a Bergamo nel 2019
La relazione tra moda e arte non è più un semplice atto di generosità. Oggi, i brand di moda trasformano il loro coinvolgimento con il patrimonio culturale in una mossa strategica, che va oltre la semplice visibilità. Restaurare monumenti, finanziare musei o adottare luoghi simbolo è diventato un modo per costruire una narrazione emotiva e identitaria. Non si tratta solo di sponsorizzare mostre, ma di rifondare musei, restaurare tesori dimenticati e dare nuova vita a luoghi iconici.
Secondo uno studio di Kantar, i brand con una forte rilevanza culturale crescono sei volte più velocemente rispetto a quelli che operano senza un legame culturale evidente. In altre parole, la cultura è un potente moltiplicatore di valore. Come afferma Diego Della Valle, “La cultura è anche un fattore di business. Il lifestyle italiano, fatto di arte e artigianato, è un volano economico”. Non si tratta di romanticismo, ma di visione strategica.
Quando un brand si impegna in un restauro o adotta un museo, non si limita a fare beneficenza. Sta creando una narrazione che racconta chi è, dove vuole andare e perché valga la pena seguirlo. Vedere una fontana, un ponte o un’opera d'arte restaurata da Fendi, Prada o Tod’s non è come vedere un cartellone pubblicitario: il legame è più profondo, emotivo e, soprattutto, duraturo.
Un esempio di questa strategia arriva da Londra, dove il Victoria & Albert Museum, tempio mondiale del design, ha annunciato che la sua Fashion Gallery sarà ribattezzata Burberry Gallery nel 2027. Questo cambiamento di nome segna il finanziamento da parte del brand britannico per un progetto di riqualificazione che durerà due anni, celebrando l’heritage inglese e rafforzando il legame tra moda e patrimonio culturale.
Anche in Italia, in particolare a Roma, il mecenatismo della moda ha trovato terreno fertile. Bulgari, ad esempio, ha recentemente finanziato con 900 mila euro l’ampliamento del Museo del Novecento a Milano, ma non dimentica la sua capitale: ha restaurato la scalinata di Trinità dei Monti con 1,5 milioni di euro. Altri esempi illustri includono Tod’s, che ha investito 25 milioni di euro per il restauro del Colosseo, e Fendi, che ha finanziato la Fontana di Trevi con 2,5 milioni di euro. Oltre a questi, il restauro della Grotta di Diana a Villa d’Este a Tivoli dimostra come la moda possa diventare anche un simbolo di identità e strategia culturale.
Nel cuore di Roma, un nuovo tempio della bellezza è stato creato dalla Fondazione Valentino Garavani. Si tratta di PM23, uno spazio espositivo che apre un dialogo permanente tra arte e couture. La mostra “Orizzonti | Rosso” vede l'incontro tra 50 abiti iconici di Valentino e opere di artisti come Basquiat, Warhol e Rothko. La moda, in questo caso, non è solo oggetto di bellezza, ma anche simbolo culturale e identitario.
Un’altra mossa significativa arriva da Zegna, che ha recentemente annunciato una partnership globale con Art Basel, la famosa fiera d'arte. L’iniziativa, che si chiama VISIBLE, promuove l’arte socialmente impegnata, sostenendo artisti che trattano temi come la giustizia ambientale e i diritti civili. Questa collaborazione dimostra che la moda può essere anche un agente di cambiamento sociale, non solo una forma di espressione estetica.
Un altro esempio significativo di come la moda e l'arte si intrecciano arriva da Renzo Rosso e il suo gruppo OTB, che nel 2021 ha finanziato il restauro del Ponte di Rialto a Venezia con un investimento di 5 milioni di euro. Questo intervento è il primo restauro completo del ponte dalla sua costruzione nel 1590. Le autorità locali hanno ammesso che senza l’intervento di un privato, la pubblica amministrazione non sarebbe riuscita a realizzare questo progetto.
Ferragamo ha contribuito al restauro della Fontana del Nettuno a Firenze, con un investimento di 1,5 milioni di euro, un atto che sottolinea l’affetto e l’appartenenza al territorio. Prada, invece, ha ampliato il suo impegno all’Asia, riportando in vita la storica residenza Rong Zhai a Shanghai. Trasformata in uno spazio per mostre e sfilate, questa operazione dimostra come il branding possa incontrare e rispettare il genius loci, il carattere unico di un luogo.
Non è solo la strategia che guida l'impegno dei brand nel patrimonio culturale. La moda risponde anche in momenti di crisi, come dimostrato dalla generosa risposta all'incendio di Notre-Dame nel 2019. LVMH ha donato 200 milioni di euro, mentre Kering ha contribuito con 100 milioni, non solo per una questione di immagine, ma per un imperativo morale e identitario.
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