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Musica

20 canzoni per ricordare Brian Wilson

Amore, malinconia e speranza nel rock 'n' roll che abbraccia il sole della California e l'eredità musicale eterna

20 canzoni per ricordare Brian Wilson

Ci arrivano vibrazioni tristi. Ma quanto possiamo davvero sentirci traumatizzati, se bastano le prime note di una delle canzoni più classiche di Brian Wilson a colpirci il timpano? Anche nei suoi brani più malinconici — e ce ne sono parecchi, per quei giorni in cui perfino la California non riusciva a sentire il calore del sole — Wilson sapeva sempre come toccare quel punto di gioia nel cervello.

Wilson, scomparso mercoledì 11 giugno 2025 all’età di 82 anni, era sì un maestro del rock 'n' roll più diretto, ma le sue composizioni degli anni ’60 avevano una raffinatezza, tanto nella scrittura quanto negli arrangiamenti vocali e strumentali, che le avvicinavano alla musica classica, pur senza mai tradire il cuore adolescenziale delle sue “sinfonie giovanili a Dio”. Nel diagramma di Venn dove Chuck Berry e Beethoven si incontrano, c’era — e forse ci sarà per sempre — solo Brian Wilson.

Sapendo bene che ogni fan potrebbe facilmente elencare 50 brani memorabili, ecco 20 delle più grandi vette raggiunte da Wilson come autore, arrangiatore e (talvolta, anche se non sempre) cantante.

1. Good Vibrations

Il capolavoro assoluto dei Beach Boys? Probabilmente . E forse anche il vertice indiscusso della musica pop dell’era rock, se dovessimo sceglierne solo uno. Il testo di Mike Love può sembrare ingenuo, persino un po’ “hippie”, ma tutto scompare di fronte alla magia sonora. Un viaggio tra sezioni di pop sinfonico che ridefiniscono ciò che una canzone può essere, oggi come allora. Un miracolo musicale che sfida il concetto stesso di perfezione.

2. God Only Knows

Una ballata eterna, cantata in ogni matrimonio e almeno un funerale e perché no, anche in aeroporto per riabbracciare i propri cari durante le feste natalizie. La voce celestiale di Carl Wilson ci guida in un inno all’amore assoluto, quello che rende la vita degna anche se il mondo continuerebbe comunque, credimi”. Ma la musica di Brian è così alta da far sembrare quella concessione una bugia. Tutto o niente. L’assolo strumentale a metà canzone è un enigma che ci porta direttamente nell’abbraccio corale finale.

3. Don’t Worry Baby

Una canzone sull’amore come rifugio, anche se parla di corse automobilistiche. Brian e Roger Christian l’avevano scritta per le Ronettes, ispirati da “Be My Baby”. Ma per fortuna la cantò lui stesso: con la sua voce sottile, quasi femminile, incarnò perfettamente l’ideale romantico. Una dichiarazione d’amore così pura da superare il contesto della gara.

4. Til I Die

Forse la canzone più oscura mai scritta dai Beach Boys. Wilson, che ne firmò anche il testo, la compose in uno dei suoi momenti più depressi. “Sono un tappo sull’oceano, che galleggia sul mare in tempesta: metafora fragile ma potente. È una preghiera, un’implosione esistenziale, una resa poetica alla sofferenza. Ma che bellezza struggente.

5. Wouldn’t It Be Nice

La fine dell’innocenza, o almeno così suona oggi. Sembra un sogno adolescenziale: vivere insieme, svegliarsi fianco a fianco. Ma già nella melodia c’è una nota amara, come se sapessimo che quel sogno non si realizzerà. Un brano perfetto per chi vuole ancora credere, anche solo per tre minuti, nell’amore puro.

6. Love and Mercy

Il titolo che è diventato il saluto eterno di Brian. “Ero seduto in un cinema squallido… poi il telegiornale…”. Un inno universale alla compassione, nato da uno sconforto personale. La semplicità della parola “crummy” dice tutto: quando il mondo va giù, Wilson chiedeva solo un po’ di gentilezza.

7. This Whole World

Due minuti di pura euforia melodica. Una montagna russa armonica in continuo mutamento, che non dovrebbe funzionare… ma funziona eccome. Wilson firma anche il testo: un’ode alla bellezza del mondo, anche se gli unici esempi concreti sono… le ragazze. Ma tanto basta.

8. Caroline, No

Una ragazza si taglia i capelli. Fine del mondo. Un gesto così banale diventa simbolo della perdita dell’innocenza. Pubblicata come singolo solista di Brian, poi inclusa in “Pet Sounds”, è un lamento sulla trasformazione, su ciò che era e non è più.

9. I Just Wasn’t Made for These Times

“Non sono fatto per questi tempi.” Un sentimento condiviso da chiunque si sia mai sentito fuori posto. Asher scrisse le parole, ma parlano con la voce di Brian. Una canzone per introversi, nostalgici, sensibili. Ancora oggi, un mantra per sopravvivere al rumore del mondo.

10. I Get Around

Un’esplosione di sicurezza. Armonie perfette, falsetti irresistibili, e un ritornello che spazza via i Beatles — almeno per un attimo. Il rock americano che rialza la testa in piena British Invasion. Spavalderia giustificata, e gloriosa.

11. In My Room

Il rifugio di ogni adolescente. Una camera tutta per sé, come diceva Virginia Woolf. Una delle prime ballate serie dei Beach Boys, con un tema profondo: la solitudine. Ma la voce di Brian, sostenuta dai fratelli e dal gruppo, diventa un abbraccio corale che consola.

12. California Girls

Una lezione di geografia pop, con un’intro strumentale che vale da sola il prezzo del biglietto. Mike Love entra in scena solo dopo 22 secondi, ma il brano è già un’opera d’arte. Un inno che ispirò persino i Beatles per “Back in the USSR”.

13. Cabinessence

Uno dei pezzi più ambiziosi di “Smile”: banjo, armonie travolgenti, psichedelia corale. Van Dyke Parks scrisse il testo, Mike Love non ne capì una parola. Ma musicalmente è un capolavoro: un’America onirica e surreale, tra fattorie e sinfonie.

14. All Summer Long

Un addio gioioso all’estate. Non fu un singolo negli USA, ma il film American Graffiti lo rese immortale. Un canto di commiato travestito da falsetto felice. Una festa che finisce, ma di cui ricorderemo ogni istante.

15. Surf’s Up

Non fatevi ingannare dal titolo. Non c’è nulla di allegro qui. Una delle canzoni più poetiche e criptiche della band, con testi di Van Dyke Parks. Originariamente per “Smile”, fu completata anni dopo da Carl Wilson. Un’elegia per un’America che non c’è più.

16. Heroes and Villains

Il singolo più ambizioso della carriera dei Beach Boys. Tre minuti che sembrano un intero concept album. Western psichedelico, poesia allucinata, armonie da sogno. Una gemma impazzita che dimostra quanto potesse essere vasta la visione di Wilson.

17. Surfer Girl

La prima canzone scritta, cantata e prodotta da Brian Wilson. Un’ode innocente a una ragazza ideale. Il sogno adolescenziale per eccellenza, tra desiderio e speranza. E quelle armonie... i Four Freshmen avrebbero approvato.

18. The Warmth of the Sun

Scritta poche ore dopo l’assassinio di Kennedy. La tristezza è per una ragazza perduta, ma il senso è più ampio: il calore del sole resta, anche dopo la notte. Una ballata di dolore e conforto, una carezza musicale in tempi oscuri.

19. Our Prayer

Il miglior brano di un minuto mai composto? Forse sì. Nessun testo, solo voci. Un'introduzione a cappella pensata per “Smile” che si trasforma in preghiera corale. Se entri in chiesa e senti questo, sai che Dio è in sala regia.

20. When I Grow Up (To Be a Man)

Guardarsi da adulti e non riconoscersi più. Un brano che riflette sul tempo, sull’identità, su ciò che perdiamo crescendo. Non un semplice pezzo pop, ma una meditazione musicale sull’età e sulla memoria.

Brian Wilson non è più tra noi, ma la sua musica resta. E in ogni nota c’è ancora amore, malinconia, speranza. E sì, anche un po’ di sole californiano.

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