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Curiosità
15 Giugno 2025 - 16:55
Foto di repertorio
In molte famiglie, le schermaglie tra fratelli si accendono anche su chi sia il più intelligente. Un dibattito che sembra avere una risposta nella ricerca scientifica: i primogeniti tendono ad avere un quoziente intellettivo lievemente più alto rispetto ai fratelli minori.
Uno studio condotto dall’Università di Leipzig su un campione di 20.000 persone in Germania, Regno Unito e Stati Uniti ha evidenziato una diminuzione di circa 1,5 punti di QI per ogni figlio nato successivamente. Un dato che ha acceso l’interesse della comunità scientifica sul possibile legame tra ordine di nascita e sviluppo cognitivo.
Ma la genetica, in questo caso, non c’entra. Il vantaggio dei primogeniti sarebbe legato alla maggiore attenzione ricevuta nei primi anni di vita, quando ancora non devono dividere tempo e risorse con altri fratelli. A questo si aggiunge spesso il ruolo di “tutor” familiare, che li porta a spiegare, insegnare e accompagnare i più piccoli: un’attività che, secondo gli esperti, stimola l’intelligenza e rafforza le capacità cognitive.
Il divario, sebbene misurabile, non ha un impatto determinante nella vita reale. I ricercatori sottolineano che l’ambiente, la motivazione personale e le esperienze hanno un peso ben maggiore nel plasmare il percorso di ciascuno.
A supporto di queste conclusioni, anche uno studio dell’Università dell’Essex: i figli maggiori avrebbero il 16% di probabilità in più di accedere all’università, ma il dato va letto tenendo conto del contesto familiare e delle opportunità offerte a ogni componente.
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