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Tecnologia & Salute

Con Telestroke l’ictus si cura da remoto: meno trasferimenti, più vite salvate

Il progetto consente di attivare la trombolisi in 40 minuti collegando 7 ospedali spoke a un centro hub neurologico

Con Telestroke l’ictus si cura da remoto: meno trasferimenti, più vite salvate

Foto di repertorio

Anche a chilometri di distanza, la tempestività può salvare una vita. È il principio su cui si fonda Telestroke, il progetto di telemedicina dell’Asl di Salerno che consente di trattare l’ictus a distanza. Presentato al Convegno nazionale dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (Aiic), il modello collega un centro hub neurologico con sette ospedali spoke distribuiti su un territorio complesso, dal perimetro urbano fino alle aree interne del Cilento.

Come spiega l’ingegnere clinico Maria Biondina, ogni presidio spoke è dotato di stazione robotizzata, telecamera, microfono e dispositivi per il monitoraggio dei parametri vitali. Questo permette al medico di pronto soccorso di attivare una televisita neurologica h24, consultando l’hub per confermare o escludere il sospetto di ictus. I referti di TAC e angio-TAC, visibili da remoto, completano la valutazione in tempo reale.

Il vantaggio più rilevante? La possibilità di avviare la trombolisi endovenosa entro 40 minuti, evitando nei casi indicati la trombectomia meccanica, più invasiva e richiedente trasferimenti complessi. Tra febbraio 2024 e marzo 2025, il sistema ha già gestito 261 connessioni neurologiche, segnando una nuova frontiera nella medicina d’urgenza.

L’obiettivo ora è espandere il modello anche alla rete cardiologica, rendendo la telemedicina una risorsa stabile nei percorsi di emergenza territoriale.

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