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Eventi in Piemonte
16 Giugno 2025 - 09:50
L'immagine scelta come simbolo della mostra fotografica all'Appennino - Foto P. Rossi e N. Rebora
Tra i monti dell’Appennino delle Quattro Province, alcuni abitanti più anziani continuano a chiamarlo affettuosamente “gatto sarvago”, nel dialetto locale. Il gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris) è una creatura schiva, solitaria e attiva soprattutto di notte. Queste sue caratteristiche rendono l’osservazione in natura estremamente complessa, persino per gli esperti naturalisti.
Questo felino predilige i boschi di latifoglie e le aree caratterizzate da anfratti rocciosi che possano offrirgli riparo. Evita le altitudini elevate, probabilmente a causa delle difficoltà legate alla neve nel muoversi e cacciare.
In Italia esistono quattro gruppi genetici distinti di gatto selvatico, considerati importanti per la conservazione della specie. Una popolazione si estende lungo l’Appennino, dall’Aspromonte agli Appennini centro-settentrionali, con due sottogruppi principali. Un altro nucleo si trova nelle Alpi orientali, tra Trentino e Friuli, appartenente alla popolazione dinarico-balcanica. La specie è presente anche in Sicilia con la sottospecie europea, mentre in Sardegna vive la variante africana (Felis silvestris lybica).
Stabilire quanti esemplari vivano attualmente in Italia è difficile, data la loro natura elusiva. Tuttavia, gli studiosi concordano sul fatto che la popolazione sia in espansione, in particolare nel Nord-Est e nell’Appennino settentrionale. Si stima che vi siano alcune migliaia di individui distribuiti sul territorio nazionale.
La storia del gatto selvatico in Italia ricorda quella del lupo: decimato in passato dalla caccia e dal commercio di pellicce, è oggi una specie protetta. La Legge 968 del 1977 ha rappresentato una prima forma di tutela, consolidata dalla Legge 157 del 1992, che lo inserisce tra le “specie particolarmente protette”. A livello europeo, è incluso nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE e nella Convenzione di Berna. Secondo l’IUCN, la specie è classificata come quasi minacciata (NT – Near Threatened), data l’incertezza sulla consistenza e l’andamento delle popolazioni su scala continentale.
Per migliorare la conoscenza e la tutela della specie, le Aree Protette dell’Appennino Piemontese hanno aderito al progetto “Gatto Selvatico Italia”, in collaborazione con ISPRA, il Ministero della Transizione Ecologica e il Museo di Storia Naturale della Maremma. L’iniziativa prevede la raccolta e la validazione di dati oggettivi – come immagini, video, reperti genetici e esemplari da incidenti stradali – su tutto il territorio nazionale.
Dal 13 giugno al 30 settembre, presso la Sala conferenze di Bosio (AL), si potrà visitare la mostra fotografica “Il gatto dei boschi”, curata da Paolo Rossi e Nicola Rebora. L’esposizione raccoglie trenta fotografie dedicate al felino selvatico, accompagnate da brevi testi esplicativi.
"Dal 2018 – racconta Paolo Rossi – abbiamo esplorato le valli montane tra Val Trebbia, Val Boreca e Val Borbera, armati di videocamere e foto-trappole, alla ricerca di questa creatura sfuggente." Il lavoro ha portato alla pubblicazione di un libro fotografico omonimo nel 2023. Le immagini della mostra, scattate senza flash per rispettare gli animali e valorizzare la luce naturale, rappresentano alcune delle prime prove visive della presenza del gatto selvatico libero in quell’area. “Il mistero resta: è tornato spontaneamente, come il lupo, o non se n’è mai andato davvero?” conclude Rossi.
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