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Salute e prevenzione
16 Giugno 2025 - 14:40
Gli alimenti ultra-processati sono sempre più presenti nella dieta moderna e comprendono non solo snack salati, dolci confezionati o bibite gassate, ma anche prodotti meno sospetti come il pane in cassetta, alcuni tipi di cereali per la colazione, zuppe pronte, piatti surgelati e yogurt aromatizzati.
Un recente studio condotto dall’I.R.C.C.S. Neuromed in collaborazione con l’Università LUM di Casamassima ha dimostrato un’associazione significativa tra il consumo elevato di questi alimenti e un’accelerazione dell’invecchiamento biologico. Pubblicata sulla rivista The American Journal of Clinical Nutrition, la ricerca si basa sui dati dello Studio Moli-sani, un ampio studio epidemiologico che da vent’anni coinvolge oltre 25.000 adulti residenti in Molise.
Attraverso questionari alimentari dettagliati, i ricercatori hanno analizzato le abitudini alimentari e calcolato il consumo di prodotti ultra-processati, caratterizzati da molteplici fasi di lavorazione industriale e dalla presenza di ingredienti aggiunti come zuccheri, sale, additivi, coloranti e aromi artificiali. Questi alimenti si discostano notevolmente dalla loro forma originale, spesso con etichette contenenti lunghe liste di componenti poco familiari e progettati per una lunga conservabilità.
La trasformazione industriale modifica la struttura degli alimenti, riducendo il contenuto di nutrienti, vitamine e fibre, e può generare sostanze che influenzano negativamente il metabolismo, l’infiammazione cronica e la composizione del microbiota intestinale. Un’ulteriore preoccupazione riguarda il packaging in plastica o materiali multistrato, che può rilasciare contaminanti chimici come ftalati o bisfenoli, potenzialmente dannosi per l’organismo.
L’analisi dei dati ha mostrato che chi consuma maggiormente alimenti ultra-processati presenta un’età biologica superiore rispetto all’età cronologica, segno di un invecchiamento accelerato, indipendentemente dalla qualità nutrizionale complessiva della dieta. Questo significa che anche chi segue una dieta equilibrata ma con una quota elevata di cibi ultra-processati può andare incontro a un rapido declino biologico.
La dottoressa Simona Esposito, prima autrice dello studio e vincitrice del Premio “Gianni Barba” della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), sottolinea come l’alimentazione non sia solo fonte di energia e nutrienti, ma un potente strumento in grado di influenzare la longevità e la qualità della vita.
In un contesto di invecchiamento demografico, è fondamentale limitare i fattori che accelerano il deterioramento biologico, promuovendo una maggiore consapevolezza sull’importanza di preferire alimenti freschi, minimamente lavorati e ispirarsi ai principi della tradizionale Dieta Mediterranea.
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