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Che fine hanno fatto i film "normali"? La nostalgia per il cinema delle certezze

Perché il cinema delle storie semplici e rassicuranti sembra scomparso, lasciando spazio all'incertezza che tanto ci affascina

Che fine hanno fatto i film "normali"? La nostalgia per il cinema delle certezze

C’è stato un tempo in cui andare al cinema significava lasciarsi cullare da storie dal finale incerto ma rassicurante, capaci di diventare negli anni il sottofondo perfetto di una serata sul divano, tra popcorn e familiarità, che pur senza offrire risposte chiare, riuscivano a scorrere in modo fluido, senza travolgere gli argini emotivi dello spettatore. Oggi, quel tipo di narrazione sembra essere sempre più raro.

L’interrogativo – “che fine hanno fatto i film normali?” – apre una riflessione più ampia, quasi esistenziale, sul ruolo del cinema e sul modo in cui è cambiato il modo di raccontare. Ma cosa significa davvero “normale” quando si parla di un film? La risposta più immediata rimanda a titoli come Notting Hill, che condensano in sé la semplicità di un incontro fortuito, gli ostacoli da superare, e un lieto fine atteso ma mai banale.
Tra le produzioni indipendenti e i grandi blockbuster, tuttavia, quella linearità narrativa sembra essersi persa, e con essa un certo gusto rassicurante per la prevedibilità. Un cambiamento che, a ben guardare, riflette i mutamenti della società: più fluida, meno schematica, sempre più alla ricerca di domande che non hanno risposte immediate. Ed è forse proprio in questo spaesamento narrativo che il pubblico si riconosce oggi, più attratto dall’incertezza che dalla rassicurazione.

Resta però una legittima nostalgia. Quella per i film che facevano correre in sala e uscire con un senso di compiutezza, senza troppi interrogativi esistenziali. Un sentimento che non chiede un ritorno al passato, ma che sottolinea il bisogno di un equilibrio: tra la complessità della realtà e il conforto delle storie. Perché in fondo, ammettono molti spettatori, ci piace porci domande anche quando tutto sembra andare bene. Forse è proprio questo che il cinema contemporaneo ha intercettato: il fascino del non detto dell’ambiguo, dell’incerto. Un fascino che nessun film “normale” potrà mai uguagliare.

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