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Dipendenza da alcol, la svolta arriva dalla Cina: impiantato il primo dispositivo a naltrexona

L’impianto funziona in autonomia per sei mesi, abbattendo le probabilità di interruzione della terapia

Dipendenza da alcol, la svolta arriva dalla Cina: impiantato il primo dispositivo a naltrexona

Un intervento di appena cinque minuti, in anestesia locale, potrebbe cambiare per sempre il trattamento della dipendenza da alcol. In Cina, un uomo di 40 anni affetto da alcolismo da oltre due decenni è stato il primo a ricevere un innovativo impianto sottocutaneo a base di naltrexona, sviluppato per contrastare la dipendenza agendo direttamente sui meccanismi cerebrali del piacere.

Il dispositivo, simile a una piccola capsula, viene inserito sotto la pelle e rilascia in modo costante per sei mesi il cloridrato di naltrexona, un principio attivo già noto per la sua efficacia nel trattamento delle dipendenze. La sostanza agisce bloccando i recettori oppioidi nel cervello, quelli che si attivano in risposta all’assunzione di alcol, eliminando così l’effetto gratificante che alimenta la compulsione.

La grande novità sta nella modalità di somministrazione: a differenza dei farmaci orali, che richiedono una presa quotidiana spesso difficile da mantenere nel tempo, l’impianto funziona in autonomia per sei mesi, abbattendo le probabilità di interruzione della terapia e offrendo una protezione costante contro le ricadute. Una soluzione pensata anche per chi, per ragioni psicologiche o sociali, fatica a seguire percorsi terapeutici convenzionali.

“È un passo avanti importante nel trattamento dell’alcolismo cronico”, spiegano i medici dell’equipe che ha condotto l’intervento. La procedura è rapida, poco invasiva e praticabile in ambulatorio, rendendo il trattamento accessibile su larga scala, soprattutto nei contesti in cui le risorse mediche sono limitate.

La notizia ha suscitato un forte interesse anche nella comunità scientifica internazionale: l’impianto rappresenta un esempio di medicina personalizzata e proattiva, che non si limita a curare i sintomi ma agisce sulle cause neurologiche del comportamento dipendente. I prossimi passi prevedono l’estensione della sperimentazione ad altri pazienti e la valutazione dell’efficacia su un ampio arco temporale.

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