Nel panorama musicale italiano è scoppiata una nuova miccia: quella dei "finti sold out", una pratica tanto diffusa quanto nascosta, messa in luce con ironia amara da Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino, in un lungo post pubblicato su Facebook.
L’artista ha scelto un formato originale per spiegare questo fenomeno: una sceneggiatura-dialogo tra un giovane artista e il suo organizzatore, che passo dopo passo lo trascina nel mondo dei numeri gonfiati, delle apparenze e delle illusioni costruite a tavolino.
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Zampaglione racconta così la storia di un artista emergente, gasato dal successo virale di un singolo, convinto dal manager a puntare subito in alto con un tour nei palazzetti o addirittura negli stadi. Ma se i biglietti non si vendono? La soluzione è semplice quanto inquietante: “riempire lo stadio a qualsiasi costo”.
Inviti gratuiti, biglietti venduti a un euro, accordi con aziende e supermercati, giveaway con influencer. Tutto pur di salvare l’immagine dell’artista e mantenere viva la narrazione del successo a ogni costo. Il prezzo? Lo paga proprio l'artista, spesso inesperto, che si ritrova indebitato, privo di controllo sui costi e vincolato da contratti durissimi.
“Da questo momento in poi tu vai e fai (per anni) solo quello che ti dico io, e tutto ciò che guadagni per un buon 85% è mio”, recita uno dei passaggi più crudi del post.
Zampaglione chiarisce che il racconto non è riferito a nessuno in particolare, ma è la descrizione di un meccanismo ormai abituale, che penalizza soprattutto i giovani artisti, spinti a bruciare le tappe e sacrificare autenticità e sostenibilità per costruire un successo fittizio.
L’intervento del frontman dei Tiromancino ha trovato subito ampio riscontro tra fan e addetti ai lavori, generando una riflessione collettiva su come l’industria musicale, nel suo tentativo di vendere un'immagine vincente a ogni costo, rischi di perdere il contatto con la realtà.
In un’epoca in cui l’apparenza domina anche nel mondo dello spettacolo, questo post suona come un richiamo alla trasparenza e all’onestà. Perché un concerto vuoto fa male, ma un successo finto può rovinare una carriera.