l'editoriale
Cerca
tecnologia
18 Giugno 2025 - 15:20
Nel mondo dell’innovazione tecnologica non tutti i prodotti sono destinati al successo, e il caso del Dyson Zone ne è la prova più evidente. Nato come ibrido tra un paio di cuffie ad alta fedeltà e una maschera purificatrice d’aria, il dispositivo presentato da Dyson nel 2022 è ufficialmente uscito di scena. Lo ha confermato Jake Dyson, figlio del fondatore James, in un’intervista a Wired, nella quale ha annunciato la fine della produzione.
Fin dal suo debutto, Dyson Zone aveva suscitato più perplessità che entusiasmo. Il suo design combinava cuffie antirumore con una maschera filtrante da posizionare davanti alla bocca e al naso, il tutto al prezzo di circa 1.000 dollari. L’obiettivo era offrire "aria e audio puri ovunque", grazie a filtri e sensori in grado di rilevare la qualità dell’aria circostante.
Zone non si discostava completamente dalla filosofia Dyson: sfruttava tecnologie già collaudate su aspirapolvere, asciugamani e phon. Al suo interno, infatti, si trovavano filtri elettrostatici e al carbonio per trattenere biossido di azoto e polveri sottili, e mini compressori per dirigere l’aria filtrata verso il volto dell’utente.
Nonostante il lungo sviluppo (sei anni), il prodotto è stato accolto con freddezza. Recensito nel 2023, ha ricevuto giudizi impietosi. Le recensioni più indulgenti ne apprezzavano la qualità audio, ma criticavano la maschera, considerata scomoda, ingombrante e poco pratica per un uso quotidiano.
I risultati di vendita sono stati altrettanto deludenti: secondo Dyson, solo “migliaia” di unità sono state vendute. Un’inezia se paragonata al successo del successivo modello OnTrac, cuffie senza maschera lanciate nel 2024 che hanno venduto dieci volte tanto in un solo anno.
Secondo Ivan Lam, analista della società Counterpoint, il progetto Dyson Zone è costato all’azienda «decine di milioni di dollari», con un ritorno pari a zero: nessun guadagno, nessuna visibilità, nessuna vera domanda. «A volte corriamo troppo — ha ammesso Jake Dyson — vogliamo fare un prodotto prima ancora di capire se il mercato lo vuole. E il mercato, per Zone, non esisteva».
Benché il prodotto ha avuto scarso successo, Dyson non ha intenzione di rinnegare l’esperimento. «Abbiamo ancora gli strumenti per produrlo, non li abbiamo buttati via», ha spiegato Jake Dyson, convinto che Zone fosse semplicemente «troppo avanti» per i tempi.
Nel frattempo, l’azienda britannica sembra voler guardare avanti, puntando sempre più sull’audio e lasciando che Zone rimanga, almeno per ora, un curioso e costoso capitolo di innovazione andata male.
I più letti
L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Amministratore unico e responsabile trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..