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Format famosi
19 Giugno 2025 - 21:45
Tutto è cominciato con Timothée Chalamet, in un raduno a Central Park che ha scatenato la curiosità di stampa e social. Da quel momento in poi, i contest dei sosia di celebrità – o celebrity look-alike contest – si sono moltiplicati in tutti gli Stati Uniti, da New York a San Francisco, diventando una delle più originali e partecipate forme di aggregazione urbana. L’ultimo caso? Il contest dedicato a Pedro Pascal, che ha incoronato un quarantenne di Brooklyn con una fornitura annuale di burritos e 50 dollari di premio simbolico.
Questi raduni non nascono per fanatismo né per trasformarsi in trampolini di lancio. I partecipanti spesso non seguono neppure le star che “incarnano”. Si tratta piuttosto di feste di quartiere, promosse via manifesti analogici o post social, dove la somiglianza è solo il pretesto per socializzare e condividere ironia. Il successo è testimoniato dal numero crescente di eventi: da Paul Mescal a Dublino, a Harry Styles a Londra, fino ai look-alike di Jeremy Allen White a Chicago e Dev Patel a San Francisco.
E le donne? La presenza femminile è quasi assente. Salvo rari casi – come un contest dedicato a Zendaya – i raduni delle “sosia” sembrano scoraggiati da un doppio tabù: da un lato, la paura di somigliare a un concorso di bellezza, storicamente percepito come un simbolo di anti-femminismo; dall’altro, uno stigma interiorizzato: dichiarare di assomigliare a Sabrina Carpenter o Beyoncé potrebbe sembrare un atto di egocentrismo o presunzione. Un freno sociale che molti uomini, semplicemente, non si pongono.
Nel Belpaese non esiste una cultura simile dei look-alike contest. Qui si imita, più che somigliare. La tradizione degli imitatori affonda le radici nella commedia dell’arte e ha vissuto una nuova stagione con Virginia Raffaele, Maurizio Crozza e ora Giulia Vecchio, protagonisti di un umorismo che trasforma la somiglianza fisica in parodia. A differenza dei contest americani, che evocano la mimesis come atto spontaneo e partecipativo, le imitazioni italiane sono costruite ad arte per la scena, con un fine preciso: far ridere, riflettere, dissacrare.
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