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Salute
19 Giugno 2025 - 23:15
In Nuova Zelanda si apre uno spiraglio rivoluzionario nel trattamento della salute mentale: per la prima volta, sarà possibile prescrivere psilocibina, il principio attivo contenuto nei cosiddetti “funghi allucinogeni”, per curare alcune forme gravi di depressione resistente ai trattamenti tradizionali.
Si tratta di un passo epocale, ma ancora estremamente circoscritto: l’autorizzazione riguarda un solo psichiatra, Cameron Lacey, che potrà utilizzare la sostanza solo in casi clinici selezionati, quando tutte le altre terapie hanno fallito.
A chiarire i confini della misura è stato il vice primo ministro David Seymour, che ha frenato ogni entusiasmo eccessivo: “La psilocibina resta un farmaco non autorizzato”, ha precisato. “Non stiamo parlando di una legalizzazione generale, ma di una deroga controllata a scopo terapeutico”.
Negli ultimi anni, l’interesse della comunità scientifica per le sostanze psichedeliche è cresciuto notevolmente. Se un tempo erano relegate all’immaginario della controcultura e all’uso ricreativo, oggi diverse ricerche ne stanno esplorando il potenziale terapeutico in ambiti come la depressione grave, il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e altri disagi psichici particolarmente resistenti ai farmaci convenzionali.
L’esperimento neozelandese si inserisce in un movimento globale più ampio che coinvolge anche Stati Uniti, Regno Unito e Australia, dove si moltiplicano gli studi clinici e le autorizzazioni speciali. Per ora, in Nuova Zelanda si tratta di un piccolo ma simbolico passo: uno spiraglio verso una medicina del futuro che riscopre, con cautela scientifica, antiche sostanze dai sorprendenti effetti sulla mente
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