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Il caso

"Pandoro gate": Safilo chiede un risarcimento da quasi 6 milioni all'azienda della Ferragni

Anche Pasquale Morgese, storico socio, accusa Fenice di aver gonfiato artificiosamente le perdite

"Pandoro gate": Safilo chiede un risarcimento da quasi 6 milioni all'azienda della Ferragni

Chiara Ferragni

Nuovo capitolo nell’intricata saga di Fenice Srl, la società finita nel vortice mediatico dopo il caso “Pandoro gate”. A riaccendere i riflettori, stavolta, è una doppia offensiva legale: da una parte Pasquale Morgese, socio storico, ha impugnato le delibere dell’assemblea sul bilancio 2023 e sulla ricapitalizzazione, dall’altra il colosso dell’occhialeria Safilo chiede quasi sei milioni di euro per danni reputazionali.

Morgese, che dopo un controverso aumento di capitale si è ritrovato con uno striminzito 0,2% della società, accusa Fenice di aver gonfiato artificiosamente le perdite, rendendo necessario un azzeramento del capitale che lo ha praticamente estromesso. Una manovra, secondo lui, architettata per ridurre la sua influenza all’interno dell’azienda.

Ma i guai non finiscono qui. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, Safilo ha avviato un’azione legale da 5,9 milioni di euro: al centro della contesa la rottura del contratto di licenza avvenuta nel dicembre 2023, all’indomani dello scandalo che ha travolto il brand. Il gruppo accusa Fenice di gravi inadempienze contrattuali, che avrebbero danneggiato la reputazione del marchio. Prima ancora della rescissione, anche l’Antitrust aveva acceso un faro su presunte irregolarità.

Fenice non ci sta e passa al contrattacco: chiede 3,65 milioni tra royalties non corrisposte e danni d’immagine, sostenendo che il reale rischio economico si attesterebbe intorno a 1,8 milioni. Da Safilo, al momento, bocche cucite.

Intanto, la rete delle contestazioni si allarga. La società è in mediazione con Swinger International, licenziataria della linea abbigliamento, per presunti danni economici e reputazionali. La Angelini Pharma ha annullato il contratto per la linea di profumi, mentre Monnalisa Spa, che curava la linea bambino, ha deciso di sfilarsi dopo il fallimento delle trattative per una rinegoziazione.

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