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Esperimenti
24 Giugno 2025 - 18:15
Come reagiresti se scoprissi che la carne che stai mangiando è blu acceso? Un curioso esperimento realizzato negli anni ’70 ha mostrato quanto i colori influenzino la nostra esperienza gustativa. Ma cosa succede davvero nel cervello quando vediamo un alimento di colore insolito?
Negli anni Settanta, un gruppo di volontari partecipò a una cena organizzata in una stanza illuminata con luci speciali che alteravano la percezione dei colori. A tutti fu servito un piatto “classico”: carne, patate e piselli. I commensali mangiarono inizialmente con piacere, lodando il sapore del cibo.
Ma tutto cambiò quando, a metà pasto, le luci speciali vennero spente e sostituite da un’illuminazione normale. Improvvisamente, ciò che sembrava un piatto appetitoso rivelò una realtà inquietante: la carne era blu brillante, un colore del tutto innaturale per un alimento di quel tipo. La reazione fu istintiva: alcuni smisero di mangiare, altri ebbero veri e propri conati di vomito. Eppure, il gusto della bistecca era rimasto invariato: l’unica cosa cambiata era la percezione visiva.
Anche se questo esperimento non è mai stato pubblicato in modo ufficiale ed è tramandato soprattutto tramite fonti aneddotiche, ha acceso l’interesse degli scienziati sul legame tra vista e gusto. Oggi, la ricerca scientifica conferma che i colori degli alimenti giocano un ruolo decisivo nel modo in cui li assaporiamo.
Il cervello umano è fortemente guidato dalla vista: si stima che circa il 50% della corteccia cerebrale sia coinvolto, direttamente o indirettamente, nell’elaborazione delle informazioni visive. Quando guardiamo un cibo, il nostro cervello costruisce automaticamente delle aspettative sul suo sapore. Se queste aspettative sono rispettate, l’esperienza gustativa è più intensa e soddisfacente. Al contrario, un colore fuori posto – come una carne blu – genera confusione e può alterare la percezione, rendendo anche il cibo più buono improvvisamente sgradevole.
L’associazione tra colori e sapori non è universale, ma spesso dipende dalla cultura e dall’esperienza personale. Per esempio, in Italia il giallo richiama il limone, il rosso evoca la dolcezza di fragole o ciliegie, il marrone suggerisce cioccolato. Quando queste associazioni visive vengono sovvertite, il nostro cervello fatica a interpretare correttamente il gusto, provocando un disallineamento sensoriale.
L’industria alimentare sfrutta questa connessione multisensoriale per rendere i prodotti più attraenti. Un esempio evidente è quello delle caramelle colorate come Smarties, Skittles o Haribo. Anche quando i gusti sono simili o identici, la varietà cromatica invoglia a continuare a mangiarle. Questo perché la novità visiva contrasta l’abitudine e stimola continuamente l’attenzione e il piacere.
Studi scientifici dimostrano che è più facile riconoscere il gusto di una bevanda se ha un colore coerente con le aspettative: una bibita rossa sarà percepita come “alla fragola”, mentre una incolore o dal colore insolito confonde il palato. Il colore non solo guida la nostra scelta, ma può potenziare o ridurre la percezione del gusto.
Mangiare non è solo un atto fisiologico, ma un’esperienza sensoriale completa dove vista, olfatto e gusto si intrecciano profondamente. Il caso della bistecca blu, seppur non documentato ufficialmente, continua a stimolare la riflessione su quanto la percezione visiva influenzi ciò che consideriamo “buono” o “cattivo”.
In definitiva, possiamo davvero dire che “mangiamo anche con gli occhi”: prima ancora di assaggiare, il nostro cervello ha già iniziato a costruire il sapore, partendo proprio dal colore.
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