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Moda in crisi, il lusso corre ai ripari: il futuro è tra arte, atleti e ambiente

Il settore tessile affronta il collasso tra dazi, fast fashion e nuovi modelli di sopravvivenza

Moda in crisi, il lusso corre ai ripari: il futuro è tra arte, atleti e ambiente

La crisi nel mondo della moda è ormai sotto gli occhi di tutti. Da oltre due anni il settore tessile-abbigliamento registra una flessione costante: abbigliamento uomo, donna e accessori sono tutti coinvolti in questo trend negativo. Lo scenario globale si complica ulteriormente per le tensioni geopolitiche — guerre, sanzioni, dazi — e le incertezze economiche che rallentano i consumi e la produzione.
Le ultime settimane sono state animate dalle sfilate maschili a Parigi, in corso fino al 29 giugno, seguite dalla Couture (7-10 luglio) e poi dalle collezioni donna che sfileranno tra Milano e Parigi da fine settembre a inizio ottobre. Un calendario tradizionale che però si svolge in un contesto molto diverso dal passato.

I grandi gruppi della moda stanno facendo i conti con una crisi profonda e prolungata, senza soluzioni facili. L’instabilità ha toccato anche i vertici: il caso più clamoroso è stato l’addio di François-Henri Pinault, CEO di Kering, sostituito da Luca de Meo, manager proveniente dall’automotive, segnale di un’industria in cerca di nuove strade. I designer, un tempo padroni assoluti della scena, sono oggi più cauti e chiamati a ruoli meno emotivi e più pragmatici. La moda perde colpi ma non si arrende: sta trasformando il proprio modo di pensare, integrando nel proprio DNA tre grandi pilastri che condizioneranno il futuro del settore, ovvero il prestigio culturale, lo sport e la sostenibilità.

Oggi i brand più avanzati non puntano solo sul prodotto, ma costruiscono una vera e propria identità culturale. Non si limitano a sponsorizzare eventi, ma ne diventano protagonisti: producono mostre, film, spettacoli, esperienze artistiche e scientifiche. La moda si fonde così con l’arte e la cultura, creando un legame diretto con il consumatore che vuole sentirsi unico, non generico.
I grandi musei internazionali collaborano con le maison, offrendo esposizioni che superano in ricchezza scientifica persino le stesse aziende di moda, a testimonianza di un ecosistema culturale sempre più integrato.

Lo sport è ormai una colonna portante della moda contemporanea. Dai campioni di tennis Sinner e Alcaraz sponsorizzati da brand come Gucci e Nike, ai grandi eventi come Roland Garros e le Olimpiadi di Parigi, l’abbigliamento sportivo detta tendenze. Anche la Formula 1, con il gruppo LVMH come partner globale, unisce lusso e performance. Nel calcio e nel basket, Louis Vuitton veste i fuoriclasse del Real Madrid, mentre Ferrari ha creato una sua linea moda. La recente linea “FIFA 1904” si spinge oltre lo sportivo, proponendo abiti eleganti pensati per gli appassionati.

La sostenibilità è il nodo più delicato e la sfida più urgente. Nel mondo della moda si avverte una forte ansia per l’impatto ambientale: non si tratta più solo del lusso, ma anche di abbigliamento quotidiano, scarpe e accessori che affollano gli armadi di tutti. Chanel ha dato un segnale concreto creando Nevold, una società indipendente che recupera e trasforma i rifiuti tessili in nuovi materiali eco-friendly, da riutilizzare nelle collezioni. Un investimento importante (tra 50 e 80 milioni di euro) e un gesto di speranza in un mercato che corre a velocità troppo alta.

La crisi del fast fashion e la necessità di un cambiamento radicale sono tra i più grandi temi che la moda deve affrontare, quasi come un altro fronte di guerra da combattere.

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