l'editoriale
Cerca
LINGUA ITALIANA
26 Giugno 2025 - 09:30
L'italiano è una lingua in movimento, plasmata dall’uso quotidiano. Contrariamente a quanto si pensa, le norme grammaticali non sono intoccabili: subiscono modifiche nel tempo, adattandosi alle consuetudini e ai cambiamenti culturali. Molti termini e costruzioni che oggi usiamo comunemente erano, in origine, considerati veri e propri errori.
È il tempo, infatti, a decretare cosa è accettabile e cosa non lo è. Le grammatiche descrivono l’uso: non lo impongono. Così, espressioni una volta considerate scorrette hanno finito per trovare legittimità nei dizionari, nella scuola e nei media. Vediamone cinque, ormai parte del linguaggio di tutti i giorni.
Originariamente, “piuttosto che” esprimeva un’opposizione (“Preferisco dormire piuttosto che lavorare di notte”). Oggi, invece, molti lo impiegano con valore di alternativa: “Stasera potremmo ordinare una pizza piuttosto che uscire a cena”. Questo uso, nato in alcune aree del Nord Italia, si è diffuso ovunque, tanto da essere presente anche nei testi giornalistici e nei discorsi formali. Sebbene alcuni puristi lo considerino improprio, ormai è ampiamente accettato.
Il pronome riflessivo “sé” va accentato per distinguerlo dalla congiunzione “se”. Ma la consuetudine vuole che si scriva senza accento quando è seguito da “stesso” o “medesimo” (“ama solo se stesso”). Questa eccezione, però, non nasce da una vera regola, bensì da un uso tradizionale molto radicato. In realtà, entrambe le forme sono valide, anche se quella accentata resta consigliabile nei contesti più formali.
L’origine del termine “lastrico” ci racconta una storia affascinante. Derivato dal latino astracum, indicava un pavimento di pietra. Con il tempo, la forma corretta “l’astrico” è stata fraintesa e modificata in “il lastrico”. Oggi si dice “essere sul lastrico” per indicare condizioni economiche precarie, e nessuno si sorprende. Un errore passato di bocca in bocca ha finito per sostituire la forma originale.
“È piovuto” o “ha piovuto”? La regola vorrebbe l’ausiliare “essere” per i fenomeni atmosferici, ma l’uso comune ha introdotto anche la forma con “avere”. Come districarsi? Una convenzione ormai consolidata suggerisce “essere” quando si parla dell’evento in sé (“ieri è piovuto”) e “avere” quando si specifica durata o intensità (“ha piovuto per ore”). Entrambe le forme sono accettabili, a seconda del contesto.
Un tempo si insegnava che i pronomi soggetto dovevano essere “egli”, “ella”, “essi”. Ma nella lingua parlata — e sempre più anche in quella scritta — sono stati sostituiti da “lui”, “lei” e “loro”. A sancire la svolta fu Manzoni, che nel rivedere i Promessi Sposi scelse di adottare queste forme più vicine all’uso reale. Oggi dire “ella è uscita” suonerebbe forzato, mentre “lei è uscita” è perfettamente naturale.
Questi cinque casi mostrano quanto la lingua sia viva e permeabile al cambiamento. Il concetto stesso di “errore grammaticale” andrebbe rivisto: più che violazioni, spesso si tratta di anticipazioni del futuro. In fondo, è parlando che cambiamo le regole — e la grammatica, prima o poi, ci segue.
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..