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La sentenza
26 Giugno 2025 - 19:46
Nel secondo grado del processo per l’omicidio di Giulia Tramontano, la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello. Ma ha anche preso una decisione che sta facendo discutere: l’esclusione dell’aggravante della premeditazione. Una scelta che ha suscitato dolore e rabbia nella famiglia della vittima, ma che si fonda su criteri giuridici precisi.
I due requisiti chiave della premeditazione
Nel diritto penale italiano, la premeditazione si configura solo se sono presenti due elementi imprescindibili:
L’elemento ideologico: ovvero la formazione di una volontà omicida ferma, chiara e irreversibile, maturata con lucidità e senza possibilità di ripensamento.
L’elemento cronologico: cioè un intervallo temporale significativo tra la decisione di uccidere e l’esecuzione materiale del delitto, tale da permettere una riflessione ulteriore sul gesto. In altre parole, il tempo per “fermare la mano”.
Secondo i giudici, questi due presupposti non sono stati pienamente soddisfatti nel caso di Impagnatiello.
Dalle ricostruzioni processuali, è emerso che la decisione di uccidere sarebbe maturata tra le 19:00 e le 20:30, con l’omicidio avvenuto entro le 21:00. Un lasso temporale ritenuto troppo breve per configurare un piano preordinato. La Corte ha dunque parlato di un’azione “impulsiva e non pianificata”, respingendo l’idea di un agguato studiato nei dettagli.
A rafforzare questa conclusione, l’assenza di elementi di pianificazione concreta:
L’arma del delitto, un coltello da cucina, è stata presa al momento e non era stata predisposta in anticipo.
Le ricerche online per sbarazzarsi del corpo, spesso citate come indizio di premeditazione, sono state effettuate solo dopo il delitto.
Non risulta nemmeno l’acquisto anticipato di benzina, come avrebbe potuto fare chi pianifica un omicidio con l’intento di distruggere prove.
Per i giudici, dunque, non ci sarebbe stata una volontà omicida radicata e protratta nel tempo, ma piuttosto una reazione estrema a una situazione che stava crollando – come dimostrato anche dall’incontro tra Giulia e l’altra donna con cui Impagnatiello aveva una relazione parallela, avvenuto proprio poche ore prima.
Di tutt’altro avviso la famiglia della vittima, che continua a sottolineare i mesi di avvelenamento precedenti all’omicidio e le ricerche online di Impagnatiello su metodi per uccidere. Elementi che per i giudici non bastano da soli a provare un'intenzione omicida stabile e preesistente.
Eppure, proprio quei segnali sono per i parenti e per gran parte dell’opinione pubblica la prova più evidente di un disegno criminoso, portato avanti in modo subdolo e calcolato.
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