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Moda lenta, scelte intelligenti: ecco perché dovremmo dire addio alla fast fashion

La moda lenta è una scelta necessaria contro l’impatto ambientale e sociale della fast fashion

Moda lenta, scelte intelligenti: ecco perché dovremmo dire addio alla fast fashion

Contro un modello di acquisto frenetico e senza cernita, ormai insostenibile per il pianeta e per le persone, si sta affermando sempre più la slow fashion, un’alternativa che promuove qualità, responsabilità e rispetto dei ritmi produttivi. Non si tratta solo di spendere di più, ma di acquistare meglio.

Slow fashion non significa automaticamente prodotti costosi. Come spiega Roberta Lee, fondatrice dell’Ethical Brand Directory, esistono capi etici e durevoli a diverse fasce di prezzo. La vera differenza sta nella trasparenza e nella cura del processo produttivo: dalla scelta dei materiali al trattamento dei lavoratori.

“Non è il paese di produzione che conta, ma le pratiche del marchio”, perché sì, alcuni marchi usano etichette fuorvianti (“designed in Italy” invece di “made in”) per mascherare una produzione veloce e a basso costo.

Acquistare in modo etico significa fare attenzione alla qualità dei materiali, alla durata nel tempo, alla struttura sartoriale. Ma è soprattutto alle condizioni di lavoro di chi produce per grandi aziende che bisogna guardare e forse ritrovare un po' di umanità, domandarsi "Ma davvero il loro tempo vale meno del nostro?". 

Secondo dati recenti, marchi come Shein e Temu hanno rappresentato circa un terzo dei pacchi duty-free arrivati negli Stati Uniti nel 2022. Il motivo? Prezzi bassissimi, collezioni in continua rotazione (una ogni due settimane, se non di più) e una strategia che spinge a comprare in fretta, senza riflettere.
Ma quel prezzo ridicolo ha un costo elevatissimo in termini ambientali e sociali: materiali tossici, emissioni elevate e abiti che finiscono subito in discarica.

Essere parte della slow fashion non richiede un guardaroba nuovo di zecca, ma un cambio di mentalità. E allora da dovo possiamo partire?

  • Revisionare il guardaroba: fare ordine, valutare cosa tenere, riparare o donare.
  • Riparare e trasformare i capi vecchi: un bottone sostituito o una tinta nuova possono allungare la vita di un indumento
  • Investire in classici senza tempo
  • Acquistare usato di qualità: i capi vintage o di seconda mano spesso durano più di quelli nuovi da fast fashion
  • Evitare le trappole di marketing: restituire capi in cambio di sconti incoraggia il ciclo del consumo, non lo interrompe

Il mondo della moda etica deve ancora fare passi avanti, soprattutto sull’accessibilità delle taglie plus size e dei prezzi. Ma, come spiegano gli esperti, esistono sempre più guide e piattaforme (come Good on You o Ethical Brand Directory) che aiutano i consumatori a trovare brand autenticamente sostenibili, adatti a tutte le esigenze.
Ogni acquisto è una dichiarazione. Quando scegliamo un capo, sosteniamo l’azienda che lo ha prodotto, i suoi valori e il suo impatto. Bisogna pensare a lungo termine, non alla moda del momento. La slow fashion non è una tendenza, è un impegno.

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