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Lo studio
03 Luglio 2025 - 11:00
La risata ha il potere universale di metterci di buon umore, anche quando non è la nostra. C'è qualcosa di intrinsecamente contagioso nelle espressioni di allegria, e una nuova ricerca suggerisce che questo fenomeno non sia un'esclusiva umana. Anche i nostri parenti più prossimi nel regno animale, le grandi scimmie, sembrano sperimentare emozioni positive quando sentono ridere un conspecifico, diventando più ottimisti e comportandosi con maggiore fiducia del solito. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Scientific Reports da due ricercatori dell'Università dell'Indiana.
I Bonobo: le grandi scimmie molto simili alla nostra specie
La ricerca ha coinvolto alcuni esemplari di bonobo, i nostri cugini evolutivi più prossimi. Questi primati, al pari degli scimpanzé, condividono con la nostra specie circa il 98% del loro genoma, rendendoli modelli preziosi per comprendere le radici del comportamento umano. Come le altre grandi scimmie, i bonobo emettono suoni caratteristici durante il gioco e le interazioni amichevoli, suoni che ricordano da vicino le risate della nostra specie, sebbene in una versione meno complessa e articolata. Non si può affermare che abbiano il nostro stesso senso dell'umorismo, ma è innegabile che anche i bonobo ridano quando si divertono in compagnia.
Questa osservazione ha spinto gli autori dello studio a chiedersi: l'allegria è contagiosa anche per queste scimmie? Per scoprirlo, hanno impiegato un metodo consolidato nella psicologia animale: il “cognitive bias test”. Questo approccio sperimentale valuta l'umore dei soggetti basandosi sulla loro tendenza a considerare alcune situazioni in modo più o meno positivo, fornendo un'indicazione indiretta del loro stato emotivo.
Un esperimento per misurare quanto è "ottimista" una risata
Nell'esperimento, i ricercatori hanno utilizzato due scatole ben distinte: una nera, in cui i bonobo erano stati addestrati ad aspettarsi sempre la presenza di cibo, e una bianca, che durante la fase di addestramento non conteneva mai alcuna ricompensa culinaria.
Successivamente, agli animali è stato fatto sentire un suono: poteva essere la risata di un altro bonobo o un rumore neutro di controllo. Subito dopo, veniva loro presentata una scatola grigia, un colore diverso da quelli usati in addestramento, una via di mezzo tra il nero e il bianco. La chiave dell'esperimento risiedeva nella propensione dei bonobo ad aprire questa la scatola intermedia: una maggiore propensione a farlo è stata interpretata come un segno di ottimismo, ovvero un umore positivo che spinge a credere che, tutto sommato, ci fossero buone probabilità di trovare del cibo al suo interno. Viceversa, se gli animali non aprivano la scatola grigia, ciò indicava una ritrosia naturale, ovvero l'abitudine a immaginare la presenza di cibo solo nelle scatole nere, indice di un minore ottimismo.
Dopo aver ripetuto l'esperimento un numero significativo di volte, i risultati hanno confermato l'ipotesi dei ricercatori: sentendo la risata di un altro bonobo, gli animali tendono ad aprire più spesso la scatola grigia in cerca di una ricompensa. «La tendenza a comportarsi in modo più ottimista dopo aver sentito una risata suggerisce che basti il suono per indurre uno stato emotivo positivo nei bonobo», spiega Erica Cartmill, professoressa di antropologia e scienze cognitive dell’Università dell’Indiana e coautrice della ricerca. Ha aggiunto che, «per quanto ne sappiamo, questo è il primo studio in cui siamo riusciti a misurare un cambiamento dell’umore in positivo nei primati non umani in seguito a un rapido intervento sperimentale».
Un tempo si riteneva che questa capacità, l'empatia, fosse unica della nostra specie ma i risultati della nuova ricerca sembrano dimostrare che questa capacità abbia avuto origine evolutivamente ben prima dell'evoluzione della specie umana. Un'intuizione affascinante, che apre nuove prospettive sugli studi della comprensione delle nostre emozioni e dei legami sociali.
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