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Viaggi
13 Luglio 2025 - 21:49
Non ha la fama del Cammino di Santiago né l’aura mistica della Via Francigena. Ma il Cammino del Lago Maggiore, appena nato, è una di quelle scoperte che cambiano il modo di viaggiare e guardare un territorio.
Un anello di 11 tappe per 250 km, che abbraccia il lago come un filo cucito tra Italia e Svizzera, tra Piemonte, Lombardia e Canton Ticino. Non una sfida estrema per escursionisti allenati, ma un’esperienza modulabile, da affrontare a tratti, da soli o in compagnia, per rallentare, osservare, ascoltare.
Il progetto porta la firma dell’associazione Traccia Minima, e nasce da un’idea semplice quanto rivoluzionaria: vedere il lago come un’unica comunità, oltre i confini amministrativi, oltre i cliché da cartolina.
“Chi vive il lago lo sente suo, indipendentemente da dove si trovi – racconta Caterina Salvo, tra le ideatrici del percorso – volevamo valorizzare l’interezza di questo territorio, unendo paesaggio, storia e quotidianità”.
Due anni di mappature partecipate, consigli raccolti sul campo, tracce audio e inclinometri alla mano. Il risultato? Un itinerario accessibile, raccontato con precisione online, che attraversa borghi, pievi, foreste, rive e alture, con tutte le informazioni utili per dormire, partire o fermarsi quando serve.
Da Stresa a Luino: 11 tappe, infinite possibilità
Il Cammino si snoda tra Stresa, Intra, Ispra, Sesto Calende, Meina, Cannobio, le rive svizzere di Ascona e Gambarogno, fino a Vira, Maccagno, Luino e Laveno, disegnando un anello senza gerarchie: si può iniziare ovunque, in qualunque direzione, per il tempo che si ha a disposizione.
A guidare i passi, una geografia emotiva oltre che fisica: si cammina tra riflessi d’acqua e profili montani, tra tracce del passato industriale e artigiano, tra natura selvaggia e ospitalità moderna. Come il minuscolo borgo di Cavandone, sopra Verbania, riscoperto grazie a una deviazione consigliata da una guida locale. O come Claudio Colombo, artigiano che ha trasformato la ceramica in ocarine esportate in tutto il mondo.
La parte sud del lago – da Laveno a Intra – è quella più dolce, naturalistica, con tappe semplici e accessibili. Spiccano aree verdi come il Parco dei Lagoni di Mercurago, l’Oasi della Buschera, l’Eremo di Santa Caterina del Sasso e il Sancarlone di Arona, colosso alto 35 metri. I sentieri si alternano tra sterrato e asfalto, adatti a tutti i camminatori.
Al nord, invece, il paesaggio si fa più alpino, le salite più impegnative e i panorami più ampi. Dalla Via delle Genti, antica via commerciale tra Italia e Svizzera, si arriva alla tappa regina: Luino–Laveno, 1500 metri sul livello del mare attraverso i Pizzoni di Laveno, tre creste panoramiche mozzafiato. Una sfida per escursionisti più allenati, ma ripagata da uno dei tratti più suggestivi dell’intero cammino.
Cammino per tutti, davveroMa il Cammino del Lago Maggiore non è solo bellezza: è partecipazione, inclusività e accessibilità. Grazie al lavoro di mappatura condivisa, sono stati coinvolti anche gruppi e associazioni che si occupano di disabilità fisica, sensoriale e cognitiva. Nascono così percorsi con joelette, esperienze tattili nei musei, interpretariato in LIS, collaborazioni con realtà come Free Wheels Onlus e Noisy Vision.
«Camminare è relazione – spiega Simone Foscarini, community manager del progetto – è un modo per stare insieme, riscoprire il proprio corpo e aprirsi agli altri. Quando si cammina, le persone si parlano, si scambiano numeri, restano in contatto. È l’effetto della condivisione».
Dove dormire: il riposo del camminatore
E quando arriva sera? Il Cammino è stato pensato per terminare ogni tappa in un centro abitato, dove non mancano strutture ricettive. Dalle pensioni familiari ai B&B, fino agli hotel più rinomati, molti dei quali hanno chiesto di essere inseriti nel sito ufficiale del percorso.
La sfida, ora, è offrire anche ospitalità “leggera”, per chi viaggia con zaino e scarponi, senza troppe pretese ma con tanta voglia di autenticità. Più camminatori arriveranno, più crescerà l’offerta: è questa la scommessa.
Il Cammino del Lago Maggiore non è un luogo da “visitare”, ma un’esperienza da vivere, passo dopo passo. È una vacanza lenta, sostenibile, aperta, fuori dai circuiti turistici di massa.
È un invito a scoprire l’anima più profonda del lago, tra acqua e cielo, storie e persone, alla velocità del cuore.
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