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Musica
21 Luglio 2025 - 23:20
C’è qualcosa di rivelatore nel guardare una classifica come quella pubblicata da Spotify sugli artisti italiani più ascoltati all’estero nella prima metà del 2025. Non dice tanto su di noi, ma su come gli altri ci vedono — o meglio, ci sentono. E se l’Italia musicale che esportiamo è un riflesso del nostro immaginario internazionale, allora Damiano David ne è il poster boy definitivo. Con otto brani in classifica, il frontman dei Måneskin (ora anche solista e fashion icon a tempo pieno) sembra costruito in laboratorio per piacere ovunque: canta in inglese, si veste da rockstar, incarna quel mix perfetto di estetica ribelle e dolce malinconia mediterranea.
Ma non c’è solo lui. A scorrere i titoli si scopre che il resto del mondo ama il nostro lato più ballabile e sintetico. Anyma, Gabry Ponte, Giorgio Moroder — nomi che si muovono tra la techno raffinata, l’EDM da festival e l’elettronica vintage che profuma di revival. Qualcosa che ha il ritmo giusto per le cuffie di un runner berlinese e l’atmosfera adatta a una festa sul tetto a Los Angeles. In mezzo a queste pulsazioni elettroniche, spunta anche Lucio Corsi, con la sua “Volevo essere un duro”, primo brano in italiano in classifica: un piccolo miracolo folk-glam che resiste tra una traccia dance e l’altra, come una cartolina spedita da un’altra dimensione.
Poi ci sono le stranezze che fanno sorridere, come “Tutta l’Italia” di Gabry Ponte, che fuori dai confini è diventata un tormentone inaspettato. Wikipedia la definisce “electronic dance” e “tarantella”. Chi la ascolta, dove e perché? Difficile dirlo, ma fa un certo effetto pensare che qualcuno in Svezia o in Corea del Sud stia correndo nel parco con quella canzone a tutto volume.
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