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ECONOMIA & TURISMO

Caro vacanze 2025: +30% su viaggi, hotel e cibo rispetto al 2019

Secondo Istat e Codacons, le vacanze costano di più rispetto all’era pre-Covid: chi parte, chi resta e come cambia il turismo

Caro vacanze 2025: +30% su viaggi, hotel e cibo rispetto al 2019

Partire costa troppo. I voli, gli alberghi, il cibo, persino un gelato: ogni voce di spesa legata alle vacanze è aumentata, al punto che quasi metà degli italiani ha rinunciato a partire. Secondo il Codacons, che ha analizzato i dati Istat, le vacanze del 2025 costano in media il 30% in più rispetto all’estate del 2019, ultimo anno prima dell’esplosione della pandemia. Un incremento che investe l’intero comparto turistico e si riflette direttamente sulle scelte delle famiglie. Oggi il 49% dei cittadini resta a casa tra giugno e settembre, contro il 39,5% di sei anni fa.

Il trasporto aereo è il settore che ha subito i rincari più pesanti. I voli nazionali costano oggi in media l’81,5% in più rispetto al 2019. I voli internazionali segnano un aumento del 65,9%, mentre per quelli europei l’incremento è del 61%. Anche i trasporti alternativi non offrono veri margini di risparmio. Le tariffe dei traghetti sono salite del 13,9%, quelle dei treni del 10,7% e i biglietti di autobus e pullman del 10,1%. I costi per la mobilità privata non sono da meno: la benzina costa l’8,3% in più, il gasolio il 12,6%, mentre pedaggi e parchimetri segnano un +7,2%. Noleggiare un’auto è oggi più caro del 17,6%.

Anche l’ospitalità è interessata da rincari a doppia cifra. I pacchetti vacanza costano il 56,6% in più rispetto al periodo pre-Covid. Le tariffe di alberghi, motel e pensioni sono aumentate del 40,6%. Villaggi vacanza e campeggi hanno registrato un incremento del 12,7%, mentre bed & breakfast, case vacanza e alloggi in strutture alternative sono rincarati del 22,7%.

Trascorrere una giornata al mare o in piscina è oggi meno accessibile: l’aumento medio delle tariffe per lidi e impianti è del 32,7%. Il tempo libero in generale è diventato più costoso: i parchi divertimento sono rincarati del 21,4%, musei e monumenti del 20,5%, mentre l’accesso a parchi nazionali, zoo e giardini segna un +13%. Anche il cibo, dentro e fuori casa, risente fortemente degli aumenti. Una cena al ristorante o in pizzeria costa il 22,5% in più rispetto al 2019. Gli aperitivi alcolici come lo spritz hanno registrato un rincaro del 18,2%, la birra del 17,2%, mentre le bibite analcoliche sono aumentate del 28,8%. Nemmeno la spesa alimentare quotidiana consente risparmi: la frutta fresca costa il 35% in più, il pesce e i prodotti ittici il 23,9%, i gelati il 46,4% e l’acqua minerale il 30,5%.

Secondo il Codacons, a generare questa impennata dei costi è stato un doppio colpo. Prima l’impatto delle misure anti-Covid, come distanziamento e sanificazioni, che hanno fatto lievitare i costi fissi delle attività turistiche. Poi l’effetto del caro-energia, che ha aggravato ulteriormente i bilanci di esercenti e strutture. Terminata l’emergenza sanitaria, la ripresa della domanda turistica ha fatto il resto. Il traffico aereo ha superato i livelli del 2019, la voglia di viaggiare è tornata, e la forte presenza di turisti stranieri ha spinto la domanda oltre la capacità ricettiva di molte località. Il risultato è una crescita continua dei prezzi, scaricata interamente sui consumatori.

Eppure, nonostante i rincari, il turismo italiano si muove. Secondo l’Osservatorio Turismo di Confcommercio, oltre 18 milioni di italiani partiranno ad agosto, generando 20,2 milioni di viaggi e una spesa complessiva di 17,6 miliardi di euro, con una media di 975 euro a persona. Gli hotel restano la scelta più frequente, ma crescono affitti brevi e soggiorni in abitazioni private. Il mare si conferma la meta principale, seguito da montagna, borghi e città d’arte. La maggioranza resterà in Italia, ma un terzo sceglierà l’estero, con un’attenzione crescente verso l’Europa del Sud.

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