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LAVORO & TECNOLOGIA
07 Agosto 2025 - 21:15
L’intelligenza artificiale entra sempre più nel quotidiano di chi lavora. Secondo uno studio realizzato da Microsoft, alcune professioni stanno già cambiando pelle, altre potrebbero essere messe da parte. Il gruppo di ricerca ha analizzato oltre 200.000 conversazioni tra utenti e Bing Copilot, l’assistente IA del motore di ricerca, per misurare con un punteggio – chiamato AI Applicability Score – quanto una professione sia esposta all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
I risultati dicono che i lavori più esposti sono quelli legati all’informatica, alla matematica, al supporto d’ufficio e ai settori in cui si lavora trasmettendo informazioni, come le vendite o la comunicazione. Non si parla solo di sostituzione. Più spesso si tratta di una trasformazione del ruolo, con l’obiettivo di ottimizzare i tempi e aumentare la produttività. In alcuni casi il supporto dell’IA consente già oggi di ridurre a metà i tempi di scrittura di un contenuto o la produzione di materiali grafici o video.
Tra le categorie considerate più a rischio compaiono interpreti, traduttori, storici, addetti all’assistenza passeggeri, rappresentanti di servizi, scrittori, comunicatori, operatori telefonici, programmatori di macchine CNC, agenti di biglietteria, speaker radiofonici e DJ. In questi ambiti l’intelligenza artificiale ha già dimostrato di poter svolgere una parte significativa del lavoro, soprattutto nelle operazioni ripetitive o testuali.
Meno esposte sono le professioni che richiedono presenza fisica, manualità o competenze tecniche dirette. L’elenco, in questo caso, è lungo. Include addetti alla manutenzione, infermieri ausiliari, operatori di impianti, tecnici ambientali, meccanici, imbianchini, cuochi, muratori, giardinieri. Si tratta di lavori in cui l’automazione fatica a sostituire il gesto pratico, l’esperienza, o semplicemente la presenza sul campo.
In mezzo a questi due estremi ci sono le professioni in trasformazione. Ad esempio, gli impiegati amministrativi, gli archivisti, i professionisti della finanza, o chi lavora nel settore editoriale. Qui l’IA può supportare, ma il fattore umano resta decisivo. Conta ancora la capacità di valutare, selezionare, rispondere in modo adeguato alle situazioni. Alcuni segmenti del customer care o dell’assistenza tecnica rientrano in questo spazio grigio, dove il rischio c’è, ma non è immediato.
Secondo i ricercatori di Microsoft, è sbagliato pensare all’IA come a una minaccia uniforme. L’intelligenza artificiale non cancella, ma riorganizza. Sta ai lavoratori, alle aziende e alle istituzioni decidere se subirla o usarla.
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