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Sempre più donne si affidano a ChatGPT per restare incinte

Dai consigli per il concepimento all’assistenza nei primi mesi di vita del neonato, l'AI sembra avere tutte le risposte

Sempre più donne si affidano a ChatGPT per restare incinte

Concepimento, ovulazione, sintomi da interpretare, integratori e perfino comunicazioni psichiche con il feto: nel 2025 ChatGPT è diventato un interlocutore ricorrente per molte donne che cercano una gravidanza. C’è chi lo usa per chiarirsi le idee sulla fertilità, chi lo consulta ogni giorno in attesa del test positivo, chi lo interroga su neonati e sintomi.
Lanciato nel 2022, ChatGPT è oggi un assistente onnipresente per migliaia di persone. Ma mentre alcuni si limitano a usarlo per scrivere liste della spesa, altri lo impiegano per scopi ben più delicati. Per alcune donne, trovare risposte alle proprie domande con ChatGPT è stato più utile dei tanti articoli confusi trovati su Google o nei libri di settore.
La “two-week wait”, l’intervallo tra l’ovulazione e il momento in cui si scopre se si è incinte, è noto per essere logorante. In alcuni casi, il tempo di attesa per un appuntamento con la ginecologa si rivela essere molto lungo e l'AI sembra essere un valido sostituto, capace di far fronte ai tanti dubbi. Anche se commette errori, può offrire spunti su cui riflettere e di cui poi parlare al medico.

Non tutto però è rassicurante. Uno studio ha rilevato che il 52% delle risposte fornite da ChatGPT contiene errori. A questo si aggiungono le preoccupazioni sulla privacy, soprattutto in un contesto in cui i diritti riproduttivi sono sempre più sotto pressione, come negli Stati Uniti post-Roe. Tom Subak, fondatore di Reimagination Lab ed ex strategist di Planned Parenthood, mette in guardia: «I dati potrebbero essere utilizzati da un pubblico ministero aggressivo che va a caccia di donne che hanno avuto un aborto spontaneo». E non è solo ChatGPT a porre problemi: anche le app di monitoraggio del ciclo mestruale possono rappresentare un rischio. Aparna Sridhar, ginecologa e docente all’UCLA, consiglia comunque strumenti pensati appositamente per il tracciamento, sviluppati avvalendosi della consulenza di medici professionisti.

Alcune donne vanno oltre la scienza: è il caso di una donna di 40 anni che vive a Los Angeles, in procinto di sottoporsi a fecondazione in vitro, che ha chiesto a ChatGPT di contattare psichicamente il suo futuro bambino. Sapere che si tratta di un bot, non le ha impedito di trovare conforto. E in effetti sono molte le donne che ammettono di trovare un certo sostegno emotivo.
La ricerca di un figlio e la gravidanza possono essere fasi estenuanti nella vita di una donna e questo ChatGPT sembra in grado di capirlo. Resta da chiedersi però se questo tipo di appoggio sia sufficiente o se sia il caso di cercare un tipo di aiuto più concreto.

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