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Riscaldamento globale
22 Agosto 2025 - 12:10
Negli ultimi vent’anni il ghiaccio marino artico ha mostrato un rallentamento nello scioglimento, nonostante il riscaldamento globale causato dall’uomo. È quanto emerge da una nuova ricerca dell’Università di Exeter, pubblicata su Geophysical Research Letters, che analizza i dati satellitari raccolti dal 1979 a oggi.
Secondo lo studio, dal 2005 al 2024 la perdita di ghiaccio in settembre – il mese in cui l’estensione è minima – è stata più lenta del previsto, con un calo del 55-63% rispetto ai decenni precedenti. Ma gli scienziati avvertono: si tratta solo di una pausa temporanea.
«Il rallentamento può sembrare sorprendente, ma è coerente con le simulazioni dei modelli climatici», ha spiegato il dottor Mark England, che ha guidato la ricerca. «È il risultato di variazioni naturali che si sommano agli effetti a lungo termine del riscaldamento globale. Non è un’inversione di tendenza, solo una tregua».
I dati restano drammatici: dagli anni ’80 sono andati persi oltre 10.000 chilometri cubi di ghiaccio marino, l’equivalente di quattro miliardi di piscine olimpioniche. Nel 2012 si è toccato il minimo storico con appena 3,41 milioni di km² di superficie ghiacciata, alimentando i timori di un’Artico estivo senza ghiaccio.
Secondo i ricercatori, questa fase potrebbe durare ancora 5 anni con il 50% di probabilità, o arrivare a 10 anni con il 25%. Ma il destino è segnato: al termine della tregua, la fusione riprenderà a un ritmo più veloce della media storica.
La dottoressa Gaëlle Veyssière, fisica del British Antarctic Survey, che non ha partecipato allo studio, mette in guardia: «Il rallentamento non va letto come un segnale positivo. Il ghiaccio artico resta molto al di sotto dei livelli degli anni ’80 e il trend resta negativo».
Per descrivere il fenomeno, England cita l’analogia del climatologo Ed Hawkins: «Il cambiamento climatico è come una collina in discesa. La palla – il ghiaccio – rotola verso il basso. Può incontrare ostacoli e sembrare che rimbalzi lateralmente o in alto, ma la traiettoria finale resta la stessa: arriverà comunque in fondo».
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