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alimentazione
24 Agosto 2025 - 10:00
Quando pensiamo ai disturbi gastrointestinali estivi, il primo istinto è dare la colpa al caldo, o magari a un piatto “rimasto fuori troppo a lungo”. Ma dietro a ogni intossicazione alimentare c’è spesso una catena di errori quotidiani, tanto comuni quanto evitabili. Basta un alimento mal conservato, una mano non lavata, un tagliere usato male. E il rischio di malesseri, a volte gravi, diventa reale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno nel mondo 1,8 milioni di persone muoiono per malattie causate da cibi o acqua contaminati. La buona notizia? Nella maggior parte dei casi, si tratta di problemi prevenibili, semplicemente rispettando alcune buone pratiche igieniche.
Il caldo estivo complica tutto: abbassa la resistenza degli alimenti, accelera la proliferazione batterica, rende più facile sbagliare tempi e temperature. Eppure, gli strumenti per difendersi ci sono — e cominciano già nel momento in cui facciamo la spesa.
Controllare date di scadenza, integrità delle confezioni, modalità di conservazione è il primo passo. Evitare confezioni danneggiate, brinate o con odori sospetti può sembrare banale, ma fa la differenza tra un prodotto sicuro e uno potenzialmente pericoloso.
Una volta a casa, entra in gioco il frigorifero. Tenerlo a 4 °C, evitare aperture prolungate e rispettare l’ordine corretto dei ripiani sono gesti fondamentali. Attenzione anche al trasporto dei surgelati: non basta una busta qualsiasi, serve una borsa termica e tempi brevi, soprattutto ad agosto. Ma il problema non si limita al freddo. I pericoli veri si annidano nei gesti che facciamo senza pensarci: mescolare crudo e cotto, usare lo stesso tagliere per la carne e per le verdure, non lavare le mani tra una preparazione e l’altra. Anche il frigorifero, se sporco o male organizzato, diventa un veicolo di contaminazione.
E poi c’è la questione delle conserve aperte. Scatolette di tonno, sardine o sgombri — spesso considerate sicure — dopo l’apertura sono esposte agli stessi rischi di qualsiasi altro alimento: contaminazione ambientale, crescita batterica, produzione di tossine come l’istamina. Vanno quindi conservate in frigo e consumate entro tre giorni, massimo.
Per aiutare i consumatori a orientarsi, l’OMS ha stilato i cinque punti chiave per un’alimentazione sicura:
Acquistare alimenti sicuri
Tenere tutto alla giusta temperatura
Curare l’igiene
Cuocere bene gli alimenti
Separare crudo e cotto
Sono regole semplici, ma spesso disattese. Per esempio, scongelare i cibi a temperatura ambiente è un errore comune che può trasformare un piatto sicuro in un rischio. Meglio lasciarli in frigo con anticipo. O ancora: molti lasciano raffreddare i cibi cotti sul piano cucina prima di metterli in frigo, ignorando che il tempo a temperatura ambiente è terreno fertile per i batteri.
L’estate ci invita a mangiare leggero, ma richiede anche più attenzione. Un’insalata mal lavata, una salsa lasciata al sole, un pollo cotto a metà sono piccole disattenzioni che possono avere effetti molto fastidiosi — e talvolta pericolosi.
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