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Il caso
01 Settembre 2025 - 22:05
Scoprire di aver perso il lavoro non è mai facile, ma farlo attraverso un’email inviata per sbaglio è qualcosa che ha indignato opinione pubblica e sindacati in Australia. È quanto accaduto a circa 100 dipendenti della Anz Bank, istituto di credito tra i più importanti del Paese.
I lavoratori hanno ricevuto una comunicazione automatica che intimava loro di restituire i pc aziendali, messaggio programmato per essere spedito solo dopo l’annuncio ufficiale dei licenziamenti. Un disguido tecnico che ha fatto trapelare i tagli prima del previsto, trasformando il tutto in un fulmine a ciel sereno.
Per correre ai ripari, il gruppo ha convocato in fretta una videoconferenza con gli interessati, ma ormai il danno era fatto. Il Financial Sector Union ha definito “caotica e irrispettosa” la gestione della vicenda, puntando il dito contro la nuova leadership.
L’ad Nuno Matos, insediatosi da poco con una politica di rigore e tagli, ha chiesto pubblicamente scusa. Anche Bruce Rush, responsabile ad interim della divisione retail, ha espresso rammarico con una lettera interna. Intanto, il piano di rinnovamento prosegue: Matos ha chiesto ai dipendenti di “ridurre le inefficienze” e “aumentare la produttività”, arrivando – secondo indiscrezioni – a minacciare una riduzione dello stipendio a chi non garantisce la presenza in ufficio per almeno metà delle giornate lavorative.
Dal punto di vista legale, una email può essere sufficiente per notificare un licenziamento. Ma resta il problema umano e reputazionale: nella prassi, molte aziende preferiscono accompagnare la comunicazione scritta con un colloquio individuale, gesto che salvaguarda la dignità del lavoratore e il clima aziendale.
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