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La chiusura

Dopo 11 anni chiude l’unico centro per la riabilitazione dei sex offender, incertezza sul futuro

Il progetto ha dovuto chiudere per mancanza di fondi, dubbi sulla volontà di investire sulla prevenzione

Dopo 11 anni chiude l’unico centro per la riabilitazione dei sex offender, incertezza sul futuro

Un portone anonimo, nascosto tra le case vittoriane di Nottingham, custodiva un’esperienza unica in Gran Bretagna. La Safer Living Foundation offriva supporto a persone condannate per reati sessuali una volta rientrate in comunità. Non un compito semplice: si trattava di uomini spesso isolati, stigmatizzati e in alcuni casi vittime di violenze dopo la scarcerazione.

Eppure, i risultati parlavano chiaro: solo il 2% di recidiva tra gli ex detenuti seguiti dal centro, contro il 15,1% della media nazionale. Numeri che dimostravano l’efficacia di un approccio basato su counselling, terapia di gruppo e sostegno per reinserirsi nella società.

Alla guida c’era Dave Potter, convinto che affrontare isolamento, vergogna e sensi di colpa fosse la chiave per prevenire nuovi abusi: «Tutto ciò che facciamo si fonda sull’idea di no more victims. Se non offriamo aiuto, il rischio che si ricada nell’offesa aumenta».

Il metodo non era privo di critiche. C’era chi lo considerava troppo indulgente. Ma anche associazioni come il Survivors Trust ne riconoscevano il valore: «Se vogliamo ridurre davvero i numeri delle violenze sessuali, dobbiamo intervenire anche su chi commette i reati», ha dichiarato la policy lead Lucy Duckworth.

Il centro seguiva circa 60 uomini all’anno, con centinaia di casi gestiti in un decennio. Tra i programmi c’era anche Aurora, che offriva supporto riservato a persone con pensieri sessuali a rischio, prima che diventassero reato. Ma nel maggio 2025, a pochi giorni dalla pubblicazione di una revisione indipendente che invitava a puntare su misure comunitarie e prevenzione, il progetto ha dovuto chiudere per il rifiuto di una lotteria nazionale di finanziare le attività.

«È sempre stato un lavoro vissuto alla giornata», ha spiegato Lynn Saunders, co-fondatrice ed ex direttrice del carcere di Whatton. «La natura del progetto spaventa sponsor e istituzioni. È difficile che qualcuno voglia essere associato a chi lavora con i sex offender».

In Inghilterra e Galles oltre 18.000 detenuti (il 21% della popolazione carceraria) sono stati condannati per reati sessuali. Ogni anno la polizia registra 194.000 reati sessuali, il 40% contro minori. E la National Crime Agency stima che tra 710.000 e 840.000 adulti rappresentino un potenziale rischio sessuale per i bambini.

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