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Condividere screenshot di conversazioni private: le insidie legali e i rischi connessi

La legge contro la violazione della privacy digitale: ecco cosa rischia chi diffonde chat private

Condividere screenshot di conversazioni private: le insidie legali e i rischi connessi

In un’epoca in cui le conversazioni digitali sono parte integrante delle nostre vite, la diffusione di screenshot di chat private è una pratica che sta diventando sempre più comune. Tuttavia, molti ignorano le implicazioni legali di questa azione. Condividere un screenshot senza il consenso delle persone coinvolte può, infatti, portare a conseguenze legali piuttosto gravi. Sebbene l'acquisizione di uno screenshot di una chat possa sembrare un'operazione innocente e legittima, la sua diffusione senza giusta causa può configurarsi come una violazione della privacy e in alcuni casi, come un reato vero e proprio.

Il concetto di corrispondenza non si limita più ai tradizionali scambi epistolari ma si estende anche alle comunicazioni digitali, come le chat e le e-mail. Secondo l'articolo 616 del Codice penale italiano, la violazione, sottrazione o soppressione della corrispondenza può essere punita con reclusione fino a un anno e una multa che va da 30 a 516 euro. In particolare, la legge tutela la segretezza delle conversazioni tra le persone, incluse quelle via messaggio o tramite social network. Se un individuo diffonde una conversazione senza il consenso delle persone coinvolte, rischia pene più severe, che possono arrivare fino a tre anni di reclusione.

Il reato può diventare ancora più grave nel caso in cui lo screenshot venga utilizzato per danneggiare la reputazione della vittima. L'articolo 617 septies del Codice penale, introdotto nel 2017, punisce la diffusione fraudolenta di registrazioni ottenute con l'intento di danneggiare qualcuno, con una pena che può arrivare fino a quattro anni di reclusione. Questo tipo di reato è particolarmente grave quando la diffusione del materiale compromette in modo significativo la reputazione della persona coinvolta.

Non sono esenti da responsabilità nemmeno le persone che ricevono uno screenshot senza farne parte. Anche se lo screenshot è stato ricevuto lecitamente da una delle parti, chi lo riceve non ha il diritto di diffonderlo senza giusta causa. Se lo fa, potrebbe incorrere in reclusione fino a sei mesi o una multa da 103 euro a 516 euro, come previsto dall'articolo 618 del Codice penale.

Se lo screenshot viene poi condiviso sui social network, la situazione si complica ulteriormente. I social media, infatti, sono considerati a tutti gli effetti come mezzi di stampa a causa della loro capacità di raggiungere un vasto pubblico. In questo caso, la diffusione di uno screenshot senza consenso può configurarsi come diffamazione, punibile con reclusione fino a quattro anni e una multa che parte da 516 euro. Se il contenuto condiviso danneggia gravemente la reputazione della vittima, le pene possono essere ancora più severe.

Condividere screenshot di conversazioni private può anche entrare in reati più gravi, come lo stalking. Se il comportamento di chi diffonde lo screenshot è ripetuto e provoca un forte stato di ansia o paura nella vittima, potrebbe configurarsi come stalking, con pene che vanno da 1 a 6 anni e mezzo di reclusione.

In casi ancora più gravi, quando le conversazioni private includono immagini o video sessualmente espliciti, e questi vengono condivisi senza il consenso della vittima, si configura il reato di revenge porn, punito con reclusione da 1 a 6 anni e una multa che può arrivare fino a 15.000 euro.

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