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Coleottero giapponese in Piemonte: come riconoscere e combattere la Popillia japonica

Dall'olio di neem ai nematodi: tutti i metodi ecologici per proteggere orti e giardini

Coleottero giapponese in Piemonte: come riconoscere e combattere la Popillia japonica

La Popillia japonica, conosciuta come coleottero giapponese, rappresenta una seria minaccia per l'agricoltura e il giardinaggio piemontese. Questo insetto invasivo, originario del Giappone, è arrivato in Italia nel 2014 proprio attraverso la Valle del Ticino e si è rapidamente diffuso in diverse regioni del Nord, causando danni significativi a oltre 300 specie vegetali.

L'Unione Europea ha classificato questa specie come organismo nocivo da quarantena, mentre la sua presenza è stata registrata in Piemonte, Lombardia, Liguria e Friuli-Venezia Giulia. La particolare pericolosità di questo insetto deriva dall'assenza di predatori naturali nel territorio italiano.

COME RICONOSCERE IL COLEOTTERO GIAPPONESE
Le larve presentano un aspetto caratteristico: corpo biancastro curvato a forma di "C" con testa marrone e tre paia di zampe ben sviluppate. Le dimensioni variano da 1,5 mm iniziali fino a 32 mm quando mature. Si trovano nel terreno dove si nutrono delle radici delle piante erbacee, in particolare graminacee, causando l'ingiallimento e il disseccamento dei prati.

Gli esemplari adulti misurano tra 8 e 12 mm e presentano un corpo ovale dal caratteristico colore verde metallizzato con riflessi bronzei. Il segno distintivo più evidente sono i 12 ciuffi di peli bianchi disposti specificamente sul corpo, che li differenziano dal comune maggiolino. Gli adulti si nutrono in gruppo lasciando le foglie completamente scheletrizzate, con sole le nervature visibili.

La Popillia japonica completa un ciclo annuale: le femmine depongono le uova nel terreno tra giugno e agosto, mentre le larve trascorrono autunno e inverno nutrendosi delle radici. Gli adulti emergono tra maggio e giugno, raggiungendo il picco di attività a luglio.

STRATEGIE DI CONTROLLO SOSTENIBILE
Il controllo regolare di orti e giardini tra giugno e settembre è fondamentale per individuare tempestivamente i segni di infestazione. È importante segnalare la presenza dell'insetto ai servizi fitosanitari regionali per contribuire al contenimento della specie.

Durante le ore fresche del mattino o della sera, è possibile scuotere delicatamente le piante e raccogliere i coleotteri in un contenitore con acqua e sapone. Questo metodo ecologico risulta efficace soprattutto per piccoli giardini.

Sono utili anche le reti antinsetto a maglie fini, che possono proteggere piante preziose come rose, viti o alberi da frutto durante il periodo di massima attività (maggio-settembre). È consigliabile scuotere le reti al mattino per rimuovere gli insetti intrappolati.

Se si vuole procedere con la lotta biologica, nematodi entomopatogeni, come l'Heterorhabditis bacteriophora, rappresentano un'arma efficace contro le larve. Questi microorganismi vanno distribuiti sul terreno tra settembre e ottobre, quando le larve sono più vulnerabili.

Tra i repellenti naturali, invece, troviamo l'olio di neem, contenente azadiractina, che funge da repellente naturale per gli adulti. Va diluito e applicato su foglie e fiori a inizio giugno, ripetendo il trattamento ogni 2-3 settimane.

Infine, si può ricorrere a trappole, se posizionate lontano dalle piante da proteggere, per evitare di attirare più insetti di quanti ne catturino. Nei giardini privati piccoli sono però sconsigliate.

LE PIANTE A RISCHIO
La Popillia japonica attacca oltre 300 specie vegetali. Tra le più colpite troviamo:

  • Alberi da frutto: vite, pesco, ciliegio, susino, albicocco, nocciolo, mirtillo;
  • Ortaggi: pomodoro, peperone, mais, fagioli, piselli;
  • Piante ornamentali: rose e numerose altre specie da giardino;
  • Prati: le larve si nutrono delle radici delle graminacee.

Gli adulti provocano la scheletrizzazione delle foglie compromettendo la fotosintesi e indebolendo le piante, mentre danneggiano anche fiori e frutti con conseguenze negative su raccolta ed estetica. Le larve, nutrendosi delle radici, causano ingiallimenti e disseccamenti dei prati simili a malattie fungine o carenze idriche.

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