Cerca

L'intervista

La rivoluzione morbida di Fluffy: tra attivismo, ironia e comunità

Dall’arte che diventa lotta al sogno di coinvolgere 400mila persone in azioni concrete per cambiare il futuro

La rivoluzione morbida di Fluffy: tra attivismo, ironia e comunità

In poco più di un anno di vita, Fluffy Revolution è passata dall’essere una pagina web a un vero e proprio movimento culturale, capace di unire oltre 400.000 persone attorno a un linguaggio nuovo: quello dell’ironia che smonta le resistenze e porta a riflettere con leggerezza su temi profondi.

Con i suoi personaggi teneri e politicamente scorretti, Fluffy ha trasformato la comunicazione sull’alimentazione e sul destino degli animali in un’arma di attivismo creativo, capace di parlare ai bambini come agli adulti. Non più solo disegni, ma strumenti di consapevolezza che oscillano tra cura e lotta, generando dibattito, empatia e cambiamento.

Abbiamo raccolto alcune riflessioni del creatore di Fluffy, tra aneddoti, sogni futuri e il desiderio di “rendere le cose forti… fluffy”.


Dove sta andando Fluffy Revolution nei prossimi mesi?


Fluffy ha poco più di un anno di vita e in questo tempo è riuscita a costruire una community di oltre 400.000 persone. Un risultato che dimostra quanto il progetto stia crescendo. Per questo oggi Fluffy non è più solo una pagina web: stiamo diventando qualcosa di più grande, capace di coinvolgere l’intera community in azioni concrete che possano portare un cambiamento, sempre in linea con i nostri valori e con la volontà di sensibilizzare le persone.

Qual è stato il messaggio o commento che ti ha spaccato il cuore in due?


Ricevo ogni giorno tantissimi messaggi, perché la community è molto attiva. Quelli che mi emozionano di più sono i messaggi delle mamme: raccontano che grazie ai nostri contenuti riescono a sensibilizzare i bambini non solo sull’importanza di mangiare la verdura, ma anche sul destino degli animali nella filiera industriale della carne e dei latticini. Per me arrivare ai bambini è speciale: significa mettere piccoli semi che possono crescere e cambiare il futuro.

Quante ore ci vogliono per un post “semplice”?


Un post “semplice” non esiste. Il format principale di Fluffy sono gli alimenti che parlano, raccontandosi con un linguaggio comico, diretto e politicamente scorretto. Dietro ogni contenuto c’è un lavoro lungo: la scrittura del testo, il doppiaggio, l’animazione, il montaggio. In media ci vogliono 3-4 ore per un singolo post, anche se alcuni richiedono meno tempo e altri molto di più.

L’idea più folle che vorresti trasformare in realtà Fluffy?


Con il nostro team abbiamo tante idee in cantiere. Ci piacerebbe lavorare non solo nel mondo del food, ma creare anche soluzioni che, con leggerezza, possano migliorare la vita e la consapevolezza delle persone. Ci sono già collaborazioni e progetti in corso, ma per ora non posso svelare di più: basta seguire la pagina e piano piano verranno fuori.

Quando è iniziata la rivoluzione Fluffy? E da dove nasce la parola “Fluffy”?


Prima di Fluffy usavo i social per mostrare quello che accade negli allevamenti intensivi. Ma spesso le persone reagivano respingendo quelle immagini, a volte arrivando persino a pensare che fossi io “disturbato” per il solo fatto di mostrarle. Da lì è nata l’idea: se rendo queste realtà più “paccioccose”, più simili a un peluche, posso parlarne in un modo più inclusivo. Così è nato lo slogan: We make strong things fluffy — trasformiamo le cose pesanti in qualcosa di morbido e accessibile. Da lì sono nati i personaggi e tutto il resto.

Il primo disegno che ti ha fatto capire che non stavi solo illustrando, ma militando?


È nato un giorno di Pasqua. Una festa che dovrebbe rappresentare la rinascita, e invece culturalmente associata all’uccisione degli agnelli. Mi colpì questo paradosso e creai un personaggio politicamente scorretto: un uovo di Pasqua a forma di Hitler, con un aspetto tenero ma un significato durissimo. In quel contrasto tra innocenza e crudeltà ho capito che stavo creando non solo immagini, ma attivismo.

Cosa rispondi a chi dice: “Ma è solo un disegno”?


Trovo inquietante questa sottovalutazione. Lo stesso meccanismo accade con gli allevamenti: le persone vedono, ma dicono “è solo un animale”. In realtà anche un disegno può scuotere coscienze. Pensiamo al teschio sui pacchetti di sigarette: è solo un’immagine, ma ha cambiato comportamenti. Un cartone animato, se colpisce, non è mai “solo un disegno”.

Qual è il confine (se c’è) tra l’arte per cura e l’arte per lotta?


Credo che non ci sia un confine netto. Quando si persegue un ideale attraverso l’arte, quell’arte diventa lotta. Ma allo stesso tempo è anche cura: prima di tutto per me, che creo per esprimere una necessità interiore, e poi per chi guarda e riceve quel messaggio. Ogni contenuto di Fluffy è entrambe le cose: un modo per guarire e un modo per resistere.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.