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INTERVISTA DELLA SETTIMANA

Alba Parietti tra i violini in piazza per Capodanno: «Amo la mia Torino»

La show girl si racconta: «Avrei la stoffa per fare la politica, ma voglio continuare a divertirmi»

Alba Parietti

Alba Parietti

Bastano pochi minuti di telefonata per capire che Alba Parietti ha ancora tanto da dire. «Sono una donna che non rinuncia a divertirsi con il suo corpo. Forse per questo ci sono sempre tanti pregiudizi nei miei confronti» spiega. Una carriera vissuta tra polemiche e detrattori quella della Coscia lunga della sinistra. «Aspiranti borghesucci» li bolla lei e va avanti. Sempre a testa alta e pronta a tuffarsi in nuovi progetti. Generosa nel raccontarsi e mai banale, Parietti sarà la madrina del Capodanno in piazza a Torino per celebrare il bicentenario del Museo Egizio, coniugando due grandi passioni della sua vita: la storia antica che le ha regalato, tra le altre cose, un’amicizia di lungo corso con la presidente dell’Egizio Evelina Christillin; e la musica classica, che le faceva ascoltare la mamma da bambina. Quando poi si parla di temi di attualità, - femminicidi, parità di genere, patriarcato - Parietti si fa seria e senza troppi giri di parole si improvvisa politica. «Ne avrei la stoffa credo, ma non lo farei». Perché? «Non potrei più mostrare il culo al mare. La politica è una cosa seria e ha un’etica che io rispetto. A me piace mostrare il mio culo, finché le natiche reggono».

A proposito, nel 1998 uscì Il Macellaio. Una pellicola erotica in cui fecero molto discutere quei 17 minuti di amplesso. Oggi lo rifarebbe?
«Sì, certo. L’importante è che ci sia qualità. Non è un problema di nudo. Poi posso dirle? C’era ben poco di erotico durante quelle riprese. Ci separava letteralmente una pelle di daino. Mi ricordo che a un certo punto qualcuno della troupe disse al regista: “Ao’ dottò, interrompiamo che alle otto gioca l’Italia”».
Film, tv, talk. Non si è fatta mancare davvero niente nel corso della sua carriera.
«Sono una donna che ha dimostrato di non aver mai accettato nessuna forma di compromesso, di essermela sempre cavata da sola. Se ripenso alla mia carriera vedo che non ci sono mai stati appoggio politici. Sono stata massacrata da direttori che decidevano improvvisamente che non dovevo più lavorare, senza un motivo preciso. Non ho mai avuto alle spalle nessuno che potesse darmi una mano: né un marito importante, né qualcuno che alzasse il telefono per me. Nonostante tutto, c’è sempre un forte pregiudizio nei miei confronti».
Perché secondo lei?
«Perché sono una donna che non rinuncia a piacere dal punto di vista estetico e che non rinuncia a divertirsi con il suo corpo».
Non si può piacere a tutti.
«Non piacere a tutti è un grandissimo lusso di cui io mi fregio. Ci sarà sempre chi nutre dei pregiudizi nei miei confronti. Li valuto dei borghesucci. Anzi, aspiranti borghesucci».


Cosa ne pensa della polemica intorno alle parole della senatrice di Fratelli d’Italia che invita le giovani donne e ritrovare l’aspirazione di diventare mamme?
«Mi chiedo come una donna che fa la politica possa partorire una frase così infelice nei confronti delle altre donne? Sottintende che la genitorialità sia un fatto ad appannaggio unico delle donne. Io vorrei che gli uomini provassero il piacere della gravidanza: il corpo che si deforma, nove mesi di gestazione e poi 20 ore di sala parto. I doveri dovrebbero essere suddivisi equamente tra i due genitori. Le responsabilità dovrebbero essere uguali. Dopodiché servono strutture adeguate, come asili nido efficienti nei posti di lavoro».
Parla da politica.
«Sa che ha ragione».
Le interesserebbe?
«No, la politica è una cosa seria. Io mi voglio divertire nella vita. Voglio poter mettere il culo di fuori durante l’estate. Finché mi reggono le natiche, mi piace farle vedere. E se mai dovessi fare politica non potrei più farlo, perché conosco il senso etico di quel tipo di ruoli. In ogni caso, penso che avrei la stoffa per fare la politica. Potrei fare la ghostwriter di qualche senatore. Sicuramente gli farei dire cose più sensate di quelle che dicono».
Parliamo allora di aspetti divertenti della sua carriera. Quella celebre passerella davanti alla Rai Leopardata dalla testa ai piedi. Ma come le venne in mente?
(Ride) «Lì avevo 15 anni. Ero una ragazzina molto intraprendente. Anche un po’ presuntuosa forse».
In che senso?
«Pensavo che fosse sufficiente la mia bellezza per farmi notare. Credevo che questo bastasse per fare innamorare qualche regista di me. E in effetti così è stato».
Il successo vero è proprio è poi arrivato con lo sgabello di Galagoal.
«Sì, è stata un’idea geniale di Riccardo Pereira. Ha creato lui una amazzone. Troneggiavo su un mondo di uomini, in mini gonna, ma con un piglio da grande giornalista, che non ero. Avevo alle spalle una redazione sportiva eccezionale e con il loro aiuto ero molto brava a fingere di sapere di cosa parlavo».
Una caratteristica poco piemontese. Sente ancora il legame con questo territorio dopo tanti anni di lontananza?
«Credo che le origini siano qualcosa da cui non si può prescindere. Sento delle radici molto profonde sia con Torino che con Monferrato. Dalla parte di famiglia di mio papà ho ereditato la cultura contadina piemontese, mentre da quella di mia mamma diciamo il modo di fare sabaudo».
Lei poi ci ha messo il glamour del mondo dello spettacolo.
«È il bello della mia educazione: mi hanno dato un passaporto per stare al mondo».


Sarà a Torino per condurre un appuntamento unico nel suo genere: un concerto di musica classica in piazza. È una scommessa difficile.
«È un appuntamento estremamente affascinante, sotto la regia magistrale degli amici Piero Maranghi e Paolo Gavazzeni. Festeggiamo il bicentenario del Museo Egizio, che è una eccellenza nazionale. Mia mamma diceva che assomigliavo a Nefertiti. Ma da bambina mi diceva anche che le ricordavo alla Venere dei Botticelli. Era il suo modo per farmi appassionare alle cose».
È stata sua mamma a farle scoprire la musica classica?
«Sì. mia madre raccontava sempre che lei si è avvicinata alla musica classica grazie a un’amica che un giorno le ha detto: “Vuoi un Corelli?”. E lei dice di aver pensato in quel momento che le volesse offrire qualcosa da bere. Chissà se era vero. In ogni caso, le nutrì l’anima per sempre. Per lei la musica e la letteratura sono state una salvezza».
Da bambina è cresciuta in una casa di Madonna del Pilone. Cosa ricorda di quel periodo?
«Abitavo vicino a corso Quintino Sella. Sono stati anni bellissimi. Quella parte di Torino assomiglia un po’ a un paese. Un paese particolarmente elegante, diciamo. C’era la chiesa, l’asilo dove sono stata di recente a far visita alle suore...»
All’asilo dalle suore?
«Sì. Ho anche una cugina che si è fatta suora. Una persona eccezionale».
Come vicino di banco aveva Marco Travaglio?
«Pare che nelle alte sfere della chiesa siano più soddisfatti di aver avuto Travaglio come ex alunno che non me. Qualcosa devono aver sbagliato».
Perché dice così?
«Perchè scopro spesso, con mio sommo dispiacere anche, che su di me continuano a esserci molti pregiudizi».
Lei si è raccontata sempre con grande generosità. Ci dica, ha qualche nuovo progetto nel cassetto per il futuro?
«Credo che dovrei continuare a fare i talk. Ho visto che un format completamente nuovo come “Non sono una signora” ha fatto emergere la mia cifra artistica. Vorrei continuare a lavorare in questo senso. E penso anche di meritarmelo. Mi piacerebbe anche raccontare tante cose di me che, per paura, non ho mai potuto raccontare».
Ad esempio?
«Questo periodo storico al femminile è stato caratterizzato da due momenti particolari: il femminicidio di Giulia Cecchettin e, subito dopo, il successo del film della Cortellesi. Il mix delle due cose penso che abbia scosso gli animi e risvegliato le coscienze. Le donne adesso non accettano più di essere messe in secondo piano. È scattato qualcosa di forte».
Cosa vorrebbe raccontare?
«Ho perso diverse occasioni nella mia vita perché non sono mai stata disponibile a essere incoerente rispetto alla mia educazione. Non ho mai abbassato la testa. In passato ho omesso di raccontarle, ma forse sarebbe giusto farlo. Penso che siano le donne più forti a dover dare coraggio alle altre. Non so quando troverò il coraggio di farlo. Voglio tornare a essere la guerriera che sono sempre stata».
Allora ci vediamo in piazza a Capodanno?
«Sì, vengo vestita».

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