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GIUBILEO
26 Dicembre 2024 - 13:02
Per la prima volta nella storia dei Giubilei ordinari, Papa Francesco apre una Porta Santa in un penitenziario
Per la prima volta nella storia dei Giubilei ordinari, Papa Francesco apre una Porta Santa in un penitenziario. Un momento storico che segna l'inizio delle celebrazioni dell'Anno Santo 2025 e un gesto carico di significato per i detenuti, simbolo di una speranza rinnovata. L'apertura della quinta Porta Santa nel carcere romano di Rebibbia, una delle strutture penitenziarie più grandi d'Italia, che accoglie attualmente 1.585 detenuti a fronte di una capienza di 1.170 posti.
La scelta di Rebibbia non è casuale: nove anni fa, il Papa aveva già visitato il carcere in occasione del Giovedì Santo. Oggi, nella festa di Santo Stefano, il pensiero di Francesco si rivolge a queste anime, che, oltre alla durezza della reclusione, sperimentano il vuoto affettivo e le restrizioni della vita dietro le sbarre. Il Papa desidera offrire loro un segno tangibile di vicinanza: «Io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita».
Di fronte ai detenuti di Rebibbia, Francesco spiega: «Oggi, in questo carcere, apriamo una porta. È la porta del Giubileo, cioè di un evento che unisce tutti i cristiani nella gioia. In un luogo chiuso, la speranza apre una strada nuova: dove ci porta? Al perdono e alla libertà». La Porta Santa che viene aperta in questo luogo di detenzione diventa il segno di Cristo, «nostro fratello e Redentore», che spalanca la nostra vita a Dio, offrendo un'opportunità di redenzione e di rinascita. Il Papa invita tutti a riflettere su due grandi obiettivi del Giubileo: il perdono e la libertà. Cita il Vangelo di Isaia, che recita: «Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore».
Il Giubileo della Speranza incarna la centralità dei sofferenti e dei peccatori, di coloro che pagano il prezzo degli errori commessi. Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha visitato ben 15 penitenziari, la maggior parte in Italia, e ha promosso iniziative che non si limitano alla mera rappresentazione, ma includono concrete azioni di solidarietà e giustizia. Come suggerito nella bolla Spes non confundit, il Papa invita i Governi a intraprendere misure che restituiscano speranza ai detenuti, proponendo forme di amnistia o condono della pena, affinché possano recuperare fiducia in se stessi e nella società, pur impegnandosi a rispettare le leggi.
Il gesto di aprire la Porta Santa in un penitenziario non è solo simbolico, ma sottolinea l'importanza di prendersi cura dei detenuti e del loro reinserimento sociale. «In ogni angolo della terra, i credenti, specialmente i Pastori, si facciano interpreti di tali istanze, formando una voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è recluso», ha affermato Mons. Fisichella, aggiungendo l'importanza del rispetto dei diritti umani e dell’abolizione della pena di morte, contraria alla fede cristiana.
Nel suo impegno per i detenuti, Papa Francesco ha sempre sottolineato un principio fondamentale: non esistono «buoni» e «cattivi», ma persone che hanno bisogno di essere aiutate a rinascere. Nel 2015, durante una visita al Centro penitenziario di Santa Cruz in Bolivia, il Papa aveva affermato che il «compito è innalzare e non abbassare, nobilitare e non umiliare» i detenuti. Un processo che «ci nobilita, ci incoraggia e ci solleva tutti».Francesco ricorda che il cristiano deve essere inquieto, capace di seminare speranza e di gridare contro le ingiustizie. Nessuna vita è persa, e i carcerati, come figli di Dio, hanno il diritto a una seconda opportunità e a un reinserimento nella società. Questa è l'immagine di una Chiesa universale, pronta ad abbracciare tutti, senza esclusioni. «La salvezza non è soltanto per alcuni», afferma Papa Francesco. «Tutti abbiamo il diritto alla speranza, al di là di ogni storia e di ogni errore o fallimento. Con Dio al nostro fianco possiamo superare la disperazione e ricominciare».
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