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«Mi ha rotto un braccio e rovinato la vita. Alle ragazze come me dico: denunciate»

Braccio

«Quello che ho vissuto, inizialmente, è stato contro me stessa. Non mi ero resa conto di com’era lui. Ma ci sono cose non prevedibili. Alle ragazze come me dico: non arrendetevi. E fatevi aiutare, da sole non ce la si fa». Gessica C. non ha nemmeno 30 anni e ha affrontato con coraggio una prova non facile: denunciare l’ex, che le ha (letteralmente) spezzato un braccio, per poi diventare stalker. E affrontare un lungo percorso di riabilitazione fisica e psicologica.

Ieri, l’uomo che l’aveva aggredita in casa sua, dopo essersi impossessato delle chiavi, è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione, in abbreviato, e al pagamento di una provvisionale di 50mila euro. Gessica voleva chiudere la relazione con un uomo possessivo e violento. Ma una sera lui le ha fatto un agguato. È entrato in casa e le ha spezzato il braccio. Mentre glielo torceva, la minacciava di farle ancora più male. Dopo la violenza, l’ex ha perseguitato Gessica sui social e al telefono. Gli avvocati di parte civile Fulvio Violo e Francesco Curto, avevano prodotto una perizia del professor Alessandro Meluzzi, che denotava, nella vittima, la “distruzione del sé”.

«È stata dura - racconta Gessica - avevo l’omero rotto, con una frattura tripla da torsione. Non ho più usato il braccio per otto mesi. Sono stata sottoposta a scosse elettriche un giorno sì e uno no. Ho pensato di averlo perso per sempre: mi mettevano gli aghi e non sentivo niente. Oggi va meglio, ma ho un danno permanente: tre dita senza sensibilità. Ho dovuto lasciare il lavoro per sei mesi, rischiando di perderlo. Ho venduto la casa, che avevo appena comprato, perché avevo paura di restare lì».

«Psicologicamente - dice Gessica - è stata dura non riuscire a fare nulla da sola: guidare, mangiare, raccogliere i capelli. Vivevo o con mia madre o mia sorella. Mi sentivo in colpa verso di loro. Della sentenza sono contenta, ma lui non ha mai chiesto scusa». «Ogni forma di violenza di genere, psicologica, economica, fisica, sessuale - dichiarano Violo e Curto - provoca profonde ferite nel corpo, nella mente e nell’anima, indelebili. La sentenza dona alla vittima un po’ di giustizia. La vita di lei, però, non sarà più la stessa».

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