«Chi è pronto per venire a Torino?». Lo scriveva il 31 luglio, poche ore prima della manifestazione che avrebbe fatto accorrere duemila “no vax” in piazza Castello, uno dei partecipanti della chat di Telegram“I Guerrieri”, al centro di un maxi indagine della polizia di Milano, che ieri ha fatto scattare perquisizioni e avvisi di garanzia in tuttaItalia. Molotov e tritolo per dare l’assalto a giornalisti, medici e politici. Esplosivi da usare durante le manifestazionicontro il green pass. Non soltanto sfoghi. Nella chat c’erano veri e propri piani per attaccare con la violenza le categorie professionali “colpevoli” di non negare il Covid. «Ai politici viene inoculata soluzione fisiologica al posto del vaccino», scrivevano gli indagati, e ancora: «Il popolo bue si fa mettere veleno e loro no», «Creeranno presto campi di concentramento per i non vaccinati. La fronda estremista del movimento contro il vaccino e il green pass è stata scoperta grazie a mesi di lavoro di Digos e postale di Milano. L’inchiesta potrebbe coinvolgere in futuro anche piemontesi. Disoccupati, operai, portinai, camerieri, pazienti psichiatrici, rientrano in questi profili gli otto perquisiti ieri tra Milano, Venezia e il centro Italia. La questura di Milano - guidata da Giuseppe Petronzi - continua a lavorare per identificare gli altri “guerrieri”, che si scambiavano messaggi come questo: «I giornalisti, i media saranno i primi ad andarsene. Se in lontananza, nascosti, vedere i furgoni delle tv private o pubbliche, dategli fuoco... una molotov. O con loro dentro o vuoto il furgone dovete dargli fuoco». Sono centinaia i messaggi al vaglio, come quello in cui compare l’indirizzo di casa del premier Draghi. I cosiddetti «guerrieri» progettavano in particolare disordini nel corso del raduno «No Vax» in programma nel weekend a Roma. Gli indagati, cinque uomini e tre donne fra i 33 e i 53 anni, sono italiani. La chat è stata «cancellata» da uno degli amministratori quando ha visto alla sua porta gli agenti della polizia. I tecnici della postale avevano però copiato prima tutti i messaggi, come quelli in cui compaiono le istruzioni per usare una sorta di drone esplosivo alle manifestazioni. C’è massima allerta anche da parte della procura di Torino, che nei giorni scorsi ha aperto un’inchiesta su un’altra chat, “Basta dittatura”, dove erano comparsi messaggi intimidatori nei confronti del presidente della Regione Alberto Cirio. Il lavoro della postale piemontese si stringe intorno a un centinaio di post “criminali”, dove si esortano i lettori a delinquere «con finalità di terrorismo». Gli inquirenti piemontesi non escludono che in “Basta dittatura” ci siano membri iscritti anche nella chat “I guerrieri”. Durante le perquisizioni di ieri, gli investigatori della Digos milanese, diretti da Guido D’Onofrio, hanno sequestrato anche una katana, uno sfollagente e spray al peperoncino. L’ennesimo segno di un cambio di passo.
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