Sembrano essere decisivi ai fini delle indagini, i risultati dell’autopsia eseguita ieri sul cadavere di Massimo Melis, dal medico legale Roberto Testi. L’anatomopatologo ha stabilito con certezza l’ora della morte dell’autista di ambulanze: è stato ucciso alle 21. Un orario preciso che spazza via ipotesi più o meno fantasiose avanzate subito dopo il delitto. In un primo tempo, infatti, l’omicidio era stato collocato attorno alle 23 di domenica. Considerando che Patrizia Cataldo aveva dichiarato d’essere stata riaccompagnata a casa da Melis attorno alle 20, gli interrogativi su cosa avesse fatto il dipendente della Croce Verde fino alle 23, erano certamente legittimi e aprivano anche scenari e ipotesi nuove sull’omicidio. Invece, l’esame autoptico conferma, minuto più, minuto meno, il racconto della donna: «Massimo mi ha accompagnato a fare la spesa in un centro commerciale. Siamo tornati attorno alle 20 e lui mi ha seguita fino in casa portando i sacchetti della spesa. Poi se ne è andato». Dopo di che, Melis sarebbe sceso in strada e, accesa una sigaretta, dopo aver attraversato i giardinetti, è salito sulla sua auto. Aveva già inserito le chiavi per l’accensione, quando uno sconosciuto ha aperto la portiera (anche questo passaggio sarebbe stato evidenziato dai rilievi) e ha fatto fuoco. Un solo colpo esploso da una 38 Special, penetrato nella tempia sinistra della vittima e uscito da quella destra, per poi conficcarsi all’interno del montante del finestrino lato passeggero, senza infrangere nessun vetro. «Verosimilmente un’accortezza voluta - spiegano fonti di polizia -, perché un’auto parcheggiata senza vetri rotti attira meno l’attenzione, specie durante una notte di pioggia e consente all’omicida, in questo caso molto abile nell’uso delle armi, più tempo per fuggire o per crearsi un alibi». Il killer ha poi chiuso la portiere e se ne sarebbe andato a bordo di un’auto. Proprio per individuare la vettura usata per la fuga, ieri gli investigatori della mobile hanno acquisito i filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza di condomini e negozi della zona, anche di quelli più distanti dal luogo del delitto, per cercare di ipotizzare il percorso di fuga dell’assassino che potrebbe anche aver avuto un complice. Sempre ieri, i poliziotti si sono recati nel bar dei Cataldo in viaGottardo, che in questi giorni è chiuso, per effettuare una «perquisizione mirata». Dopo l’autopsia che di fatto fa cadere ogni altra pista, la posizione del sessantenne pregiudicato, stalker di Patrizia e attualmente “uccel di bosco” si fa decisamente più grave.
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