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Chiesti 11 anni per Roberto Rosso, quattro per l’ex tronista Interrante

roberto rosso gn
Pene che vanno fino a 23 anni di reclusione, per un totale di 300 anni, sono state chieste ieri dalla Dda di Torino al maxi processo per ‘ndrangheta Carminius-Fenice. Davanti al collegio presieduto dal giudice Alberto Giannone, il pm Paolo Toso ha chiesto condanne per 26 imputati e tre assoluzioni.

Undici anni sono stati chiesti per l’ex assessore regionale Roberto Rosso, difeso da Giorgio Piazzese e Gabriele Filippo, 12 per l’imprenditore Mario Burlò (avvocati Domenico Peila e Maurizio Basile), 12 anni per l’agente immobiliare Ivan Corvino (difeso da Saverio Ventura). Per quest’ultimo i pm hanno chiesto invece l’assoluzione per i reati di estorsione e usura. Le pene più alte sono state chieste per Francesco Arone (21 anni e 3 mesi), Salvatore Arone (17) e Antonino Defina (17) – difesi da Roberto Macchia.

Sono “figure di spicco”, secondo la procura, della ’ndrangheta trapiantata a Carmagnola. Quattro anni di reclusione sono stati chiesti per l’ex modello e opinionista tv Daniele Interrante: secondo l’accusa avrebbe avuto a che fare con una società pubblicitaria considerata una “cartiera”, costituita per il riciclaggio di denaro.

Il politico su cui si erano accesi i riflettori mediatici più a lungo è Rosso, espulso da Fratelli d’Italia (partito che si è costituito parte civile), accusato di voto di scambio politico mafioso, in occasione delle elezioni regionali del 2018. Secondo le indagini della finanza, Rosso avrebbe accettato la promessa di voti da parte di due esponenti della criminalità organizzata, già condannati in primo grado (con rito abbreviato, Onofrio Garcea e Francesco Viterbo), e presentati a Rosso da Enza Colavito (difesa da Alessandro Paolini), amica del politico, per la quale ieri la procura ha chiesto undici anni. Rosso e Colavito hanno sempre respinto le accuse, spiegando di non aver mai saputo dei contatti di Garcea e Viterbo (condannati in primo grado) con la criminalità. «Sono bipolare - aveva detto Rosso alcune udienze fa sorprendendo tutti - nelle fasi di up cercavo voti e non mi fermavo mai, non mi rendevo conto delle persone che avevo davanti». Oltre a Fratelli d’Italia e alla Regione Piemonte è costituito parte civile anche il comune di Carmagnola, cittadina che risulterebbe essere infiltrata dalla malavita organizzata, tra macchine bruciate, pizzo chiesto ai negozianti e un eccessivo pullulare di sale gioco. Come testimone era stata sentita anche la sindaca Ivana Gaveglio. Il Comune è assistito dall’avvocato Gian Mario RamondiniAnche l’ex calciatore Gianluigi Lentini era stato sentito come testimone, dichiarando di non avere mai subito estorsioni a Carmagnola dalla ‘ndrangheta. La procura non gli ha mai creduto, come ha sottolineato ieri la pm Monica Abbatecola: «Lentini o va sottoposto all’amministratore di sostegno o non dice il vero».
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