l'editoriale
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09 Gennaio 2022 - 07:20
Mancano poche ore al ritorno dei ragazzi in classe e la scuola è al centro delle polemiche. A preoccupare, in particolar modo, è il numero degli assenti. Non tra gli studenti, che pure sarà molto alto, ma tra professori, operatori scolastici e segreteria. «Abbiamo stimato che, nelle scuole del Piemonte, mancherà in media il 10% del personale» spiega Francesca Di Liberti, presidente dell’Anp Torino (Associazione nazionale presidi) nonché preside del liceo Regina Margherita. E i numeri salgono di ora in ora, con l’aumentare delle quarantene e dei nuovi positivi accertati. Considerando che un istituto di medie dimensioni vede al suo interno almeno 250 persone a lavoro, vuol dire che lunedì ne mancheranno circa 25. Le conseguenze sono facilmente intuibili. «Se manca il personale Ata ci saranno problemi di sanificazione delle aule - spiega ancora la preside Di Liberti, raggiunta telefonicamente -. Se ci sono tanti assenti negli uffici di segreteria si rallentano tutte le pratiche dell’amministrativo e poi c’è il tema della sorveglianza degli studenti, ovviamente. È impossibile pensare che i ragazzi restino senza vigilanza a scuola, a prescindere dal Covid. Presumo che servirà un riadattamento dell’orario di servizio».
MANCANO LE MASCHERINE Ma i problemi non finiscono qui. Per tornare in classe lunedì sarà obbligatorio indossare la mascherina Ffp2. Peccato che le forniture promesse dal generale Figliuolo non siano ancora arrivate. «Potrebbero arrivare lunedì mattina» si attacca all’ultima speranza possibile la preside del Regina Margherita, ma sa bene che le scorte nei magazzini delle scuole sono al momento del tutto insufficienti a coprire il fabbisogno. «Ne serviranno migliaia al giorno, mentre nei magazzini ne abbiamo tra le 300 e le 400 al massimo - spiega -. Non possiamo tenerne molte di più anche per questioni di spazio e di sicurezza».
Ci sono poi tutte le incertezze legate al mondo della mensa. «Le scuole chiuderanno per difesa della salute, perché chi non ci ha pensato a livello nazionale non sa che purtroppo, a livello periferico, i dirigenti hanno delle responsabilità» commenta la segretaria generale Cisl scuola, Maddalena Gissi.
«RINVIARE L'APERTURA» In una situazione di tale incertezza e difficoltà, «un momento di prudenza avrebbe garantito maggiore serenità» conclude Di Liberti. D’accordo a rinviare il ritorno a scuola anche Giovanni Di Perri, primario all’Amedeo di Savoia. «Le infezioni nella fascia d’età pediatrica sono alte e la copertura vaccinale è ancora minima» ricorda. Chiede di rimandare di due settimane la riapertura delle scuole primarie e secondarie e di recuperare i giorni persi a giugno anche l’Ordine dei Medici di Torino. «Siamo consapevoli che chiudere le scuole è doloroso e che i bambini hanno già pagato un prezzo alto per questa pandemia, e lo dimostra l’aumento dei casi di patologie neuropsichiatriche infantili. A questo si aggiunge, per i genitori che lavorano, il disagio di tenere i figli a casa» spiega il presidente dell’Ordine Guido Giustetto. «Tuttavia - aggiunge - il quadro è tale per cui nel giro di qualche giorno tantissime classi andranno comunque in Didattica a distanza».
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