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Morta in via Milano, la verità dei periti: «La piccola Fatima è stata lanciata»

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Ferite e traumi multipli «da lancio». Non sarebbe caduta, né scivolata in maniera accidentale dal ballatoio dell’ultimo piano di via Milano 18, la piccola Fatima, morta a soli tre anni la sera dello scorso 13 gennaio. La bimba sarebbe stata lanciata. E’ l’ipotesi che trapela dalle consulenze ordinate dalla pm Valentina Sellaroli, titolare dell’inchiesta svolta dalla squadra mobile, depositate in questi giorni dai periti in procura.

L’esame autoptico, svolto dal medico legale Roberto Testi, come già era emerso in una prima fase dell’indagine e dopo un primo esame del cadavere, non lascerebbe dubbi: la piccola Fatima sarebbe stata lanciata in avanti. Il corpicino, dopo avere compiuto una parabola, sarebbe atterrato nel cortile, a due metri e sessanta centimetri di distanza dal muro. Una distanza che sarebbe incompatibile con la tesi della caduta accidentale, sostenuta dall’indagato, Mohssine Azhar, marocchino di 32 anni fermato pochi giorni dopo il delitto dalla polizia con l’accusa di omicidio colposo. L’uomo è l’ex compagno della madre di Fatima, Lucia Chinelli: il movente dell’omicidio, secondo gli inquirenti, sarebbe legato a una lite. L’indagato avrebbe ucciso Fatima per “punire” la madre, al culmine di una discussione nata quella sera stessa. Azhar aveva bevuto e assunto sostanze stupefacenti: era poco lucido e in preda a una furia incontenibile. Interrogato, l’uomo ha sempre respinto ogni addebito: «Stavo giocando al vola vola con la bimba, l’ho lanciata in aria e mi è caduta». Una tesi a cui però, oggi come ieri, gli inquirenti non credono.

La mamma di Fatima, Lucia Chinelli, assistita dall’avvocata di parte civile Silvia Lorenzino, è distrutta. Dal giorno della tragedia si trova in una comunità protetta. Accusata di avere raccontato con tre giorni di ritardo la propria versione dei fatti, e addirittura giudicata (come se non fosse abbastanza pesante sopportare il lutto di una figlia) per “avere lasciato” Fatima, la sera del fatto, all’indagato (circostanza non vera, peraltro), la donna aveva spiegato: «Fatima era salita a casa Mohssine per prendere un regalino. Lui era fuori di sé e urlava. Ha preso Fatima e l’ha lanciata giù dal balcone». Un’accusa che sarebbe confortata anche dalle consulenze relative al “volo” e alla traiettoria della parabola di caduta della bambina, anch’esse in fase di consegna alla procura. I periti hanno simulato il “lancio” della bambina, utilizzando un attore e un bambolotto di gomma. Il video è stato acquisito dagli inquirenti.

Prima che l’indagine venga chiusa, è possibile che la procura chieda al gip la modifica del reato contestato a Mohssine: da omicidio colposo a volontario. Per ora il fermato, difeso dall’avvocato Alessandro Sena, resta indagato per omicidio colposo.

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