Torino il palazzo di giustizia (foto: depositphotos)
Testate, pugni e calci. Torture col cacciavite, benzina cosparsa in testa e sulle ferite aperte. Sigarette spente su mani e guance. Un sequestro di persona durato tre giorni. Sembra lo scenario di un film horror, invece è la dinamica, ricostruita dalla procura, su quanto avvenuto in due giornate e altrettante notti da incubo, nell’appartamento di un italiano, vittima di lesioni aggravate, minacce e sequestro di persona. Altre due donne - che erano intervenute nella casa della vittima - erano state minacciate di morte dall’imputato con un coltello.
I fatti sono al centro di un processo che entrerà nel vivo a settembre. Molte circostanze però restano ancora avvolte nel mistero. Non si sa dove sia sparito l’imputato, un uomo originario della Repubblica dominicana di 30 anni. La sua residenza figura a Roma, ma lui non è stato rintracciato. Poco si sa anche sul perché quell’uomo abbia sequestrato in casa, torturandolo, l’italiano che figura parte lesa. I due si conoscevano, a quanto pare, ma di vista. Quel che è certo è che tutto è iniziato quando la vittima ha ospitato a casa sua colui che poi è diventato l’aguzzino.
Nell’appartamento dell’orrore c’erano anche - da un certo momento in poi - altri uomini e donne, di nazionalità venezuelana e dominicana. In totale cinque o sei persone. Tra loro sarebbe nata una lite, ma nessuno, nemmeno la parte offesa, avrebbe finora dato una spiegazione sul movente. Il pm Francesco La Rosa, che ha indagato sul caso a partire dai giorni successivi al 26 gennaio 2019 (l’epoca dei fatti) ha cercato di approfondire, ma pare che non vi siano testimoni pronti a raccontare tutto. Forse quanto c’è da svelare, emergerà durante il dibattimento, in autunno.
L’orrore inizia quando, il 20 gennaio - primo giorno del sequestro - l’imputato aggredisce il padrone di casa. Lo colpisce con calci, pugni, testate, poi prende un cacciavite e glielo conficca nelle cosce. Chiude la porta a chiave e si assicura che l’uomo non possa scappare. Le sevizie proseguono per tre giorni. E tra queste, vi sono bruciature da sigaretta sul viso e sugli arti e benzina rovesciata sulle ferite aperte sanguinanti. Mentre l’aguzzino infierisce sulla vittima, dice: «Tu non hai capito chi sono io. Io sono il diavolo e dio allo stesso tempo, ti posso fare morire quando vuoi e fare rinascere in un’altra vita».
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A salvare l’uomo, sono gli amici, che intervengono e riescono, dopo tre giorni, ad accedere all’abitazione. Ma l’imputato infierisce anche contro alcuni di loro. Prende un coltello e minaccia di morte una ragazza: «Ti ammazzo», urla. Alla fine, tutti riescono a salvarsi, e l’imputato, dopo ore di angoscia, lascia la casa della vittima. Da quel momento sparisce. Era di Roma, pare. L’uomo ferito, che ha subito traumi e lesioni per una prognosi di 15 giorni, racconta quanto subito al pm la Rosa, comprese le frasi farneticanti dell’aggressore, come: «Tu in una vita passata mi hai tradito e io ti vengo ad ammazzare».
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