Erano armati di pistola i rapinatori che giovedì sera hanno tentato di assaltare la villa in collina in cui abitano i due campioni della Juventus, Angel Di Maria e Dusan Vlahovic. L’arma è stata ritrovata dalla polizia a poca distanza dall’abitazione dei due calciatori, abbandonata durante la fuga dai rapinatori, insieme a molti altri oggetti recuperati dagli investigatori e affidati alla scientifica, tra cui un telefono cellulare, un cappellino e un marsupio. Il pericolo corso dai due giocatori è stato quindi molto concreto. come del resto è stato evidente fin da subito. I banditi che hanno agito erano quattro: uno è rimasto ad aspettare al volante dell’Alfa Romeo Stelvio Quadrifoglio mentre gli altri tre hanno scavalcato la recinzione.
Ad accorgersi di loro è stata una guardia privata, che ha chiamato il 112 e messo in sicurezza i due calciatori. Sul posto, nel giro di pochi istanti, sono piombate le volanti della polizia. I banditi si sono divisi: due su un’auto, due sull’Alfa che hanno poi dovuto abbandonare a pochi metri di distanza. L’autista è riuscito a far perdere le proprie tracce, mentre l’ultimo bandito è stato catturato e arrestato: si tratta di un albanese che ha fornito il nome di David Zira, 29 anni, ma che in realtà sarebbe già stato arrestato varie volte in passato con altri nomi. Alcuni testimoni hanno anche affermato di aver sentito dei colpi di pistola ma la questura al riguardo smentisce.
Le indagini, affidate alla squadra mobile, partono proprio dall’albanese arrestato e visti i tanti elementi a disposizione degli investigatori, potrebbero essere già a buon punto. Verifiche sono in corso su alcuni soggetti fermati e controllati nella zona della rapina. L’Alfa Romeo, un bolide da 100mila euro, è stata recuperata e passata al setaccio. L’auto era rubata - e pure la targa, di un’altra vettura - ma a bordo sono stati trovati diversi elementi utili. Impronte digitali e tracce biologiche potrebbero consentire di risalire agli altri componenti del commando ma è soprattutto il fermato, non residente in Piemonte, l’elemento su cui si stanno concentrando gli investigatori. Risalire ai suoi contatti e alle sue frequentazioni potrebbe consentire di arrivare a individuare i complici molto in fretta.
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Il sospetto è che si tratti di una banda specializzata di “trasfertisti”, professionisti che arrivano da altre regioni d’Italia appositamente per compiere alcuni colpi e poi ritornare a casa, nel tentativo di rendere più complicate le indagini. Tra le ipotesi, anche quella che si tratti della stessa banda che a fine settembre ha colpito in strada Pecetto, nella villa dell’imprenditore Vincenzo Soria. Molti gli elementi in comune: anche in quel caso i banditi erano quattro, armati di pistola e, dall’accento, originari dell’Est Europa. Inoltre, non si erano fatti scrupoli a entrare nella villa mentre i padroni di casa erano all’interno, per farsi consegnare da loro, sotto la minaccia delle armi, soldi e gioielli. Probabilmente, proprio quello che volevano fare con Di Maria e Vlahovic.
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